La produzione
Nel 1933 il Consejo Regulador, l’ufficio statale che aveva il compito di supervisionare tutti gli stadi di produzione del vino, istituì un disciplinare di produzione dello Sherry e promulgò la nuova Denominazione di Origine, delimitando l’area di coltivazione delle uve destinate allo Sherry ai soli Comuni di Jerez de la Frontera, Puerto Santa Maria e Sanlúcar de Barrameda. Oggi la viticoltura dello Sherry si estende per un totale di 10 500 ettari, suddivisi nelle tre Denominazioni di Origine Jerez-Sherry, Manzanilla, Vin Agro.
Le uve migliori per la produzione dello Sherry provengono dai vigneti che crescono su un suolo ricco di sedimenti di gesso e con un’elevata percentuale di carbonato di calcio come nella regione dello Champagne; ciò permette alla vite di estendere in profondità le sue radici. I tipi di terreno caratteristici di questa zona sono:
- l’Albariza, di colore quasi bianco, si trova a nord di Jerez de la Frontera; contiene fino al 50% di gesso, che assorbe e trattiene l’umidità delle piogge, e per questo è considerato il migliore per la coltivazione delle uve adatte a vini e Brandy;
- l’Albarizones, con il 25% circa di gesso;
- il Barros, di colore marrone scuro, composto in prevalenza di argilla e con il 15% di gesso;
- l’Arenas, di colore giallo-rossiccio per la presenza di ossidi di ferro, sabbioso e argilloso.
Le varietà di vite (cultivar) autorizzate alla produzione di Sherry sono: Pedro Ximénez, Muscatel e Palomino. Quest’ultima, a bacca bianca e ricchissima di zuccheri, contribuisce alla produzione per il 90%.
Tradizionalmente la vendemmia inizia la prima settimana di settembre con le uve Palomino, raccolte a completa maturazione in casse da 15 kg e lasciate poi esposte al sole per 12-24 ore; seguono le uve Pedro Ximénez e Muscatel che restano al sole anche 20 giorni.
Dopo la pigiatura e la fermentazione in vasche d’acciaio o di cemento, sarà il capataz (mastro vinaio) a decidere la qualità del prodotto finale: fortificando il vino con alcol fino ai 15° alcolici si otterrà uno Jerez “fino”, fortificandolo fino ai 18° si avrà uno Jerez “oloroso”.
Successivamente il vino viene posto in
piccole botti di quercia nuove, da 600 litri: rilasciando tannini, danno complessità al prodotto. Qui avviene la formazione del flor, un velo di colore bianco crema prodotto dai lieviti naturali presenti nel mosto, che copre la superficie, proteggendo il vino dall’ossidazione e dall’▶ acescenza. La formazione del flor è favorita da diversi fattori; i più importanti sono:
- la temperatura, che deve rimanere costante tra i 18 °C e i 25 °C;
- la gradazione alcolica del vino, che non deve superare i 16°;
- la presenza di aria nella botte: il vino deve essere tenuto in ▶ ullage, vale a dire che la botte non deve essere completamente piena, ma deve rimanere uno spazio d’aria sopra il mosto.
I lieviti che producono il flor si nutrono delle componenti del vino: modificano la sua composizione e lo isolano quasi totalmente dall’azione dell’ossigeno. Quest’isolamento, però, non è completo, e ciò consente al vino di ossidarsi lentamente, e di accentuare i suoi caratteri.
Dopo questo processo le botti sono riutilizzate per l’invecchiamento di Whisky e distillati.