Pranzare al bar

PRANZARE AL BAR

Che cosa si offre al bar per pranzo?

La vita sempre più convulsa ha ormai trasformato anche il tradizionale momento del pranzo. La riunione di famiglia intorno alla stessa tavola si è trasformata sempre più spesso in un pranzo veloce: un panino mangiato al volo, o un piatto caldo con i colleghi. E sempre più l’alimentazione, elemento così importante per la nostra salute, è affidata a ciò che il bar d’angolo riesce a proporre per pranzo.

Panini, tramezzini, focacce e molto altro

Anche nei bar più attrezzati per offrire piatti caldi e insalatone, il pane è la star del pranzo: certo la nostra tradizione, che offre una moltitudine di tipi diversi di pane, con varietà infinite da regione a regione, facilita questo tipo di spuntino. Dal pane non lievitato come la piadina, o la pita di pane azimo, ai pani prodotti aggiungendo ingredienti diversi come olive, semi, noci, spezie; dal pane preparato con la semola a quello integrale; dalla baguette francese, morbida e croccante, al pane di segale, scuro e consistente; dal pane specifico per celiaci o diabetici, alla schiacciata all’olio o alla carta musica sarda: la scelta è sconfinata, e gli abbinamenti possibili sono davvero infiniti, con affettati, formaggi, verdure, pesce sott’olio o appena cotto, frittate o hamburger… dipende solo dalla fantasia di chi ha la responsabilità delle preparazioni.
Ma vediamo di che cosa sono fatti i principali tipi di pane normalmente in commercio.

  • Ciabatta: farina bianca, sale, lievito di birra e molta acqua tiepida, perché questa lavorazione assorbe il 30% d’acqua in più rispetto al pane comune.
  • Focaccia: farina, olio di oliva, zucchero, lievito di birra; si impastano gli ingredienti e dopo 5 minuti si aggiunge il sale.
  • Pane alle noci: l’impasto è quello di base (pane comune) con l’aggiunta di 140 g di gherigli di noci per ogni chilo di impasto.
  • Pane alle olive: l’impasto è quello di base con l’aggiunta di 160 g di olive snocciolate e 2 cucchiai di paté di olive per ogni chilo di impasto.
  • Pane all'olio: farina, zucchero, olio di oliva, sale, lievito di birra, acqua tiepida.
  • Pane comune: farina, acqua, sale, lievito di birra.
  • Pane di soia: farina di soia e acqua tiepida; dopo aver lasciato riposare per 1 ora, si impasta con lievito di birra e farina normale.
  • Pane integrale: farina integrale, acqua tiepida; dopo aver lasciato l’impasto riposare per 1 ora, si impasta con di lievito di birra e poca acqua.

Il sandwich e il panino

sandwich furono ideati nel Settecento da Lord John Montagu, quarto Conte di Sandwich, politico e diplomatico inglese che, secondo quanto dice la tradizione, per poter continuare a giocare a carte o a golf, si faceva servire al tavolo o sul campo i panini fatti da «due crostini di pane con una fetta di carne in mezzo».
Questa fortunata formula di panino imbottito, che da lui prese il nome, in Italia indica solo un particolare tipo di panino, costituito da due fette di pane, spesso imburrate, con una farcitura di carne, salumi, formaggio o altro. Soprattutto per la grande varietà di tipi di pane e di imbottiture che abbiamo a disposizione, infatti, nel nostro Paese di quella antica ricetta rimane davvero poco, e il panino si presenta in un’infinità di variazioni.
Per crearne di nuove, basta abbinare con attenzione i vari prodotti, evitando di usarne troppi. Inoltre si può giocare anche sulla cottura; i panini possono essere freddi o caldi, il pane tostato o no.

 

È probabile che i panini esistessero anche prima che Lord Sandwich ne decretasse la fortuna universale: fra i cibi “da strada” tradizionali, ancora oggi il pane si abbina spesso con ingredienti poveri.

Il tramezzino

Affine al sandwich, ma preparato esclusivamente con pancarré senza crosta (fresco di forno o derivato da surgelati), il tramezzino ha di solito una forma triangolare e una farcitura più ricca al centro. Nasce a Torino, nel Caffè Mulassano, al cui interno ancora oggi si legge una targa: «Qui, nel 1926, la signora Angela Demichelis Nebiolo, inventò il tramezzino». Ed è proprio così: in questo piccolo locale di appena 31 m² è stato inventato un prodotto che, ogni giorno, milioni di Italiani usano a pranzo. Di ritorno dagli Stati Uniti, i coniugi Nebiolo volevano modernizzare il locale e, inizialmente in accompagnamento all’aperitivo, poi come pranzo veloce, iniziarono a proporre questo spuntino che, alcuni anni dopo, Gabriele D’Annunzio chiamò “tramezzino” proponendolo come sostituto universale del sandwich, così da eliminare anche questo anglicismo dalla cultura italiana. I tramezzini all’aragosta, al tartufo e alla bagna cauda dei coniugi Nebiolo divennero presto celebri.

Il nuovo sarò Maître, sarò Barman
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