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LA PREZIOSA SCOPERTA DEGLI OLMECHI

Secondo le scarse informazioni tramandateci dalla storia misteriosa dell’antico Centro America, il primo popolo a coltivare il cacao fu quello degli Olmechi, abitanti dell’odierno Messico fra il XV secolo e il IV secolo a.C. Per trovare informazioni più attendibili sull’uso del cacao, però, bisogna arrivare ai reperti dei Maya, il popolo che, sviluppatosi nello stesso periodo, giunse a controllare una vasta area del Centro America. Nel Codice di Dresda, uno dei pochissimi codici in lingua maya ancora esistenti, alcune incisioni mostrano divinità con in mano i semi di cacao: le Kakaw uhanal, o cibo degli dei (cacao, quindi, vorrebbe dire semplicemente “cibo”). Inoltre, questi semi erano usati come moneta di scambio: in un tariffario del 1545, si legge che un pomodoro o un avocado “costavano” un seme; un coniglio o uno schiavo ne costavano 100 e un tacchino 200.
Ma nonostante la colonizzazione delle Americhe, il cacao stentò a raggiungere l’Europa. Secondo la Historia del nuovo mondo scritta nel 1575 da Girolamo Benzoni, Cristoforo Colombo avrebbe assaggiato la “bevanda degli dei” a base di cacao rimanendone disgustato: l’avrebbe definita “beveraggio da porci”. Di fatto, gli spagnoli preferivano importare dalla Spagna i sapori a cui erano abituati: peschi, aranci e canna da zucchero così come maiali, pecore, capre e polli. Più tardi, Hernan Cortés, nel suo viaggio di conquista, ebbe modo di assaggiare una bevanda a base di cacao, mais e peperoncino, offertagli dall’imperatore Montezuma: evidentemente dovette piacergli, perché decise di inviarla in Spagna dove l’esperienza erboristica di alcuni frati li portò a sostituire il peperoncino con la vaniglia e lo zucchero. La deliziosa bevanda così prodotta, ovviamente, era destinata alla tavola di nobili e clero, che la preferivano per colazione. Bisognerà aspettare solo un paio di secoli: la rivoluzione industriale porterà la cioccolata nelle case di tutti.
La prima fabbrica di cioccolato sorge in Francia, pochi anni prima della Rivoluzione (1776): è solo il primo esempio di un interesse sempre più vasto che coinvolgerà tutta l’Europa. Alla fine del secolo, per esempio, a Torino il signor Doret sviluppa una macchina in grado di impastare in modo automatico cacao, vaniglia e zucchero producendo i primi cioccolatini: una tradizione che porterà – nel 1852 – Michele Prochet a produrre i primi gianduiotti aggiungendo le nocciole all’impasto, e alla quale si formerà anche la gran parte dei cioccolatai attivi in Italia, da Gay-Odin di Napoli alla Bottega del cioccolato di Roma.
Pochi anni dopo (1826), sfruttando la macchina di Doret, Pierre Paul Caffarel inizia la sua produzione di oltre 300 kg di cioccolato al giorno, mentre nel 1828 il chimico olandese Coenraad Johannes van Houten sviluppa un processo industriale per privare il cacao del gusto amaro e ridurlo in polvere, fondando un’azienda ancora oggi all’avanguardia nella produzione di cacao e cioccolata.
La prima tavoletta viene prodotta a Birmingham, nel cuore del Regno Unito, dove le chocolate house avevano un successo tale da fare concorrenza ai tradizionali pub. È il farmacista Joseph S. Fry che, insieme al figlio, mescola burro di cacao, zucchero e liquore di cioccolato, preparando le prima barretta e mettendo su un ricco commercio.
Il cioccolato al latte, invece, viene “inventato” più tardi: il fabbricante di alimenti per l’infanzia Henry Nestlè, tedesco naturalizzato svizzero, e l’imprenditore svizzero Daniel Peters, unirono le forze per rimuovere l’acqua dal latte e produrre cioccolato al latte in grado di conservarsi più a lungo.
Nello stesso periodo, sempre in Svizzera, Rudolph Lindt, fondatore di un’azienda ancora oggi leader nel mondo della cioccolata, inventa il concaggio (1879) che garantisce la perfetta miscelazione degli ingredienti nella cioccolata, mentre Milton Hershey è il primo produttore di cioccolato veramente “popolare”: dopo aver sviluppato un proprio modo di produrre cioccolata al latte, mette sul mercato la sua Hershey bar (1900), una barra di cioccolata venduta a prezzi stracciati, accessibili a tutti.

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