Protagonisti in Cucina

Fettuccine, lasagne, pappardelle, taglierini, tagliolini, tagliatelle… sono il tipico formato di pasta fresca lunga della tradizione emiliana, ormai noto in tutto il mondo.

Sottile, capace di assorbire adeguatamente il condimento più ricco come è il ragù alla bolognese, questa pasta viene preparata con un impasto di farina e uova. I diversi prodotti si distinguono in base alle dimensioni di taglio, da cui deriva il nome.

Fettuccine: hanno spessore di 0,9-1 mm, lunghezza 220-230 mm e larghezza 4,5-5 mm.

Lasagne: hanno spessore di 0,9-1 mm, lunghezza 220-230 mm e larghezza 140-150 mm.

Pappardelle: hanno lo spessore di 0,9-1 mm, per una lunghezza di 220-230 mm e una larghezza di 11-12 mm.

Taglierini: chiamati tajarin in Piemonte, possono essere preparati con un’aggiunta maggiore di uova, fino a 30 tuorli per chilo di farina. Hanno spessore di 1,1 mm, lunghezza 220-230 mm e larghezza 2,5 mm.

Tagliolini: hanno uno spessore di 1,1 mm, una lunghezza di 220-230 mm e una larghezza di 1,1-1,2 mm.

Tagliatelle: hanno uno spessore di 0,9-1 mm, una lunghezza di 220-230 mm e una larghezza di 7 mm.

I garganelli sono una preparazione tradizionale emiliana: con la sfoglia di pasta all’uovo spessa 1-1,2 mm si ricavano quadrati festonati di 30 mm di lato che, a partire da un angolo, vengono avvolti intorno a un tubo sottile premendo leggermente. In questo modo si ottiene una sorta di cannellone sottile e rigato.

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I malloreddus o gnocchetti sardi sono concavi e leggermente affusolati, lunghi 15-25 mm. Si possono fare a mano, premendo ciascun pezzetto di pasta sul rigagnocchi nello stesso modo con cui si fanno i cavatelli: un tempo si premevano nel ciuliri, una sorta di setaccio fatto di giunchi sottili, o sul fondo di un cesto in vimini, che dava loro la tipica tessitura.

I maltagliati sono una preparazione diffusa in tutto il Nordovest italiano e in particolare in Emilia-Romagna. Sono rombi irregolari (maltagliati, appunto) di pasta all’uovo (farina e uova) tirata a circa 1 mm di spessore. Si fanno sia in brodo che con sughi importanti (ragù di salsiccia, sughi di pesce ecc.).

Le orecchiette sono un tipico formato di pasta pugliese: la forma ricorda, appunto, un’orecchia tonda e concava che, nella tradizione, viene ottenuta a mano, pressando e trascinando i pezzetti di pasta con il pollice o con un coltello dalla punta arrotondata. Oltre alla forma, l’interno liscio e l’esterno ruvido la rendono adatta a raccogliere i condimenti; abbinata a diversi sughi, viene servita nel piatto tipico della regione insieme alle cime di rapa.

I pici sono una pasta lunga tipica toscana: simili a un grosso spaghetto, sono preparati con farina e acqua, anche se alcune ricette impiegano anche la semola. La pasta, tirata sottile, viene tagliata in lunghe e sottili strisce poi arrotolate a mano.

I pizzoccheri sono una preparazione tipica della Valtellina (Lombardia); la ricetta originale del Pizzocchero di Teglio ®, codificata e registrata, prevede l’uso di farina di grano tenero mescolata con quella di grano saraceno e impastata con l’acqua. La forma a fascia è spessa 2-3 mm, larga 10 e lunga 70-80 mm.

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Gli spaghetti alla chitarra, o maccheroni alla chitarra o maccheroni carrati o tonarelli o troccoli, sono spaghetti della tradizione abruzzese conosciuti in tutta Italia, preparati in ricette che prevedono l’uso di semola e uova, farina e uova oppure semola e acqua. L’impasto tirato viene schiacciato sui fili della chitarra, uno strumento fatto da un’intelaiatura in legno e da una serie di fili tesi d’acciaio. In questo modo, si ottengono spaghetti a sezione quadrata di 2,5-3 mm di lato. In Puglia, invece della chitarra si usa il troccolo, un particolare matterello finemente scanalato. L’uso di questa pasta è analogo a quello degli spaghetti secchi.

Le trofie sono una preparazione tipicamente ligure: l’impasto è di semola e acqua o, in alcune versioni recenti, di farina e acqua. Le trofie vengono prodotte artigianalmente strofinando i pezzetti d’impasto con la mano, in modo da modellarli nella caratteristica forma affusolata e attorcigliata, che permette di trattenere bene il condimento.

Paste fresche colorate

L’uso di coloranti nelle paste secche, ormai diffuso a livello industriale, si è allargato anche alla produzione di pasta fresca artigianale. Le varianti di colore (uniformi o fantasia) sono numerose, vediamo quelle più usate.

Pasta arancione: si ottiene aggiungendo all’impasto purea di zucca o carote, o spezie come zafferano e curry.

Pasta marrone: si ottiene aggiungendo cacao amaro all’impasto.

Pasta nera: si ottiene aggiungendo all’impasto nero di seppia confezionato (attenzione: è molto concentrato) o naturale, estratto dalla sacca dei molluschi marini (seppie, calamari, polpi).

Pasta rossa: si ottiene aggiungendo all’impasto purea di peperoni o concentrato di pomodoro e paprika dolce o piccante. Sfumature meno intense e più rosate possono essere date usando barbabietola rossa frullata.

Pasta verde: si ottiene aggiungendo all’impasto percentuali, tra il 40% e il 70% rispetto alla farina, di verdure come spinaci, borragine, bietole, ortiche, erbette precedentemente lavate, cotte a vapore, strizzate accuratamente e tritate.

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Corso di enogastronomia per il primo biennio