ASNAKECH THOMAS: Il caffè etiope

  Slow Food presenta...

Asnakech Thomas

Una donna difende il caffè della sua terra

Il caffè etiope

L’Etiopia è il Paese di origine del caffè e, dunque, l’unico al mondo in cui si trovano piante allo stato selvatico. Ogni famiglia, da millenni, tosta le sue bacche, le pesta nel mortaio, e offre il caffè agli ospiti seguendo un rito solenne, con un forte simbolismo di ospitalità, amicizia e rispetto. La preparazione del caffè – parte integrante della vita quotidiana etiope – è una cerimonia tradizionale e suggestiva, che accomuna tutte le classi sociali: l’ospite è accolto da una donna officiante e da un tappeto di fiori ed erba appena tagliata disteso di fronte a un piccolo tavolino, che funge da supporto per le tradizionali tazzine senza manico. I chicchi di caffè, sgusciati, sono lavati e tostati su un braciere, fino a quando non raggiungono la giusta colorazione, e poi mostrati agli invitati. La loro fragranza si diffonde grazie a un delicato movimento delle mani. La polvere ottenuta dalla macinatura nel mortaio viene versata nella jabana, la caffettiera tradizionale, piena di acqua bollente. Il primo caffè (abol), già zuccherato, si serve alla persona più anziana, poi si passa agli altri due (tona e baraka), ottenuti aggiungendo di volta in volta acqua bollente nella jabana. I tre caffè sono serviti con mais, grano oppure orzo tostato.

La foresta di Harenna, una delle più grandi dell’Etiopia, si trova tra le montagne del magnifico Parco Nazionale del Bale, 350 chilometri a sud della capitale Addis Abeba. Qui, intorno ai 1800 metri di altitudine, cresce spontaneamente, all’ombra di alberi ad alto fusto, un caffè arabica con straordinarie potenzialità qualitative ancora poco conosciute e valorizzate. I contadini di questa zona vivono grazie alla vendita del caffè, che costituisce la principale fonte di reddito. Il Presidio Slow Food del caffè selvatico di Harenna conta circa 100 produttori riuniti in due cooperative. Ma ci sono anche altre esperienze virtuose, come quella di Asnakech Thomas, originaria della regione di Amaro, che da qualche anno ha messo in piedi Amaro Gayo, una piccola azienda di esportazione del caffè coltivato localmente.

Asnakech è l’unica esportatrice donna dell’intero Paese. Dopo un periodo all’estero, nel 2005 ha deciso di tornare in Etiopia per migliorare la qualità del caffè e le condizioni della propria comunità: «Sono una coltivatrice di caffè e sono orgogliosa di esserlo. Perché sono nata nella patria del caffè: l’Etiopia. Qui tutti lo consideriamo una priorità e lo chiamiamo “oro verde” o “spina dorsale del Paese”. Lavoriamo ogni giorno per far sì che qualsiasi persona in ogni angolo del pianeta sappia da dove proviene in caffè che sta bevendo. E questa nostra determinazione, o passione, cerchiamo sempre di trasmetterla anche ai coltivatori più giovani. Ogni tazzina di arabica etiope deve saper raccontare la nostra storia di popolo e la nostra cultura. Deve regalare a chi lo assaggia lo stesso sorriso di chi lo produce. Deve annullare le distanze sorso dopo sorso. Deve avere il sapore dell’amore che ci abbiamo messo».

  Buone pratiche SLOW FOOD

Il caffè dei Presìdi Slow Food: non solo arabica e robusta

Il mercato del caffè non è rappresentativo della biodiversità globale: arabica e robusta hanno monopolizzato gli scambi nascondendo le tante specie della famiglia delle Rubiacee, caratterizzata da un’altissima variabilità genetica. Ci sono specie minori che non hanno valore commerciale ma appartengono alle tradizioni dei rispettivi Paesi produttori. I caffè “altri”, come quelli selvatici, hanno come habitat diversi sistemi forestali nel mondo, di solito fragili a causa delle attività dell’uomo, e rischiano la scomparsa. Continuano a essere sempre meno coltivati, a essere raccolti e utilizzati solo dalle popolazioni locali. Meritano di essere salvaguardati perché preziosi, ed è per questo che la Fondazione Slow Food per la Biodiversità sta selezionando caffè selvatici da proteggere, attraverso i progetti dei Presìdi, dalla Sierra Leone al Mozambico, dall’Uganda all’Etiopia.

Protagonisti in Sala
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