UN CALICE DI CULTURA

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un calice di cultura

Un bicchiere di vino contiene molto più di un semplice liquido ottenuto dalla fermentazione alcolica del mosto. Il calice è espressione della storia, dell’economia, dei legami sociali che, nei millenni, hanno trasformato il vino in uno tra gli alimenti più complessi dal punto di vista culturale. Il vino, infatti, è prima di tutto un prodotto della terra, che si è lentamente trasformato grazie al gusto e alla sapienza contadina secondo la spinta delle conoscenze del momento e delle mutevoli esigenze della società. Proprio per lo stretto legame con l’uomo, ogni vite è vincolata alla geografia umana, al proprio luogo di nascita. E il concetto di appartenenza è alla base delle denominazioni di origine che oggi, in Italia, rappresentano un’importante (anche se non l’unica) garanzia di qualità per chi voglia approfondire la propria cultura enologica.

Alla sapienza contadina e alla vocazione geografica del vino la nostra società ha attribuito mille significati: ormai il vino è un vero e proprio status symbol, venerato e desiderato da milioni di appassionati. Ma questo aspetto effimero non è una novità del nostro tempo: si è formato già fra il XVI e il XVII secolo, con la comparsa di alcuni vini francesi nelle sfarzose corti europee; è passato ai secoli successivi grazie all’abilità di mercanti inglesi e olandesi, e si è consolidato nella nostra società del consumo. Nell’esplosione del mercato globale, gli investimenti si sono moltiplicati con conseguenze non sempre positive: l’erosione del paesaggio e la perdita di personalità dettata dall’omologazione del gusto sono fra quelli più deleteri.

Per questo bere vino richiede oggi una consapevolezza nuova, che deve tenere in considerazione la difesa degli scenari agricoli, il rispetto per l’ambiente e l’indipendenza del gusto dai sapori voluti dalle multinazionali. Una bella sfida che i vignaioli più virtuosi hanno già iniziato a vincere.

Protagonisti in Sala
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