Le certificazioni di qualità

Le certificazioni di qualità

Numerosi marchi di qualità tutelano, promuovono e valorizzano i prodotti alimentari: alcuni marchi garantiscono l’origine del prodotto, altri la sua storia e i suoi legami con la tradizione; alcuni hanno valore all’interno dell’Unione Europea, altri sono marchi locali (regionali o comunali), altri ancora, come i Presìdi Slow Food, sono ormai conosciuti in tutto il mondo… Vediamo quali sono i principali.

Denominazione di Origine Protetta (DOP)
Valida a livello comunitario, questa certificazione tutela la territorialità: sono DOP i prodotti agricoli o alimentari che hanno origine in una zona geografica ben precisa e che vengono prodotti, trasformati ed elaborati sul posto e la loro qualità così come le loro caratteristiche sono date principalmente dall’ambiente geografico, comprensivo dei fattori umani. In generale, tutti hanno un consorzio di tutela, un organismo composto da produttori e/o trasformatori che li garantisce, promuove e valorizza, informando il consumatore e vigilando sulle produzioni.
Fra i DOP italiani ricordiamo:
  • aromi e condimenti: Aceto balsamico tradizionale di Modena e di Reggio Emilia, Zafferano dell’Aquila;
  • formaggi: Asiago, Castelmagno, Fiore Sardo, Mozzarella di Bufala Campana;
  • verdure e frutta: Asparago Bianco di Bassano, Basilico Genovese, Cipollotto Nocerino, Melanzana Rossa di Rotonda, Pistacchio Verde di Bronte;
  • salumi: Culatello di Zibello, Salame di Varzi;
  • cereali e farinacei: Farina di Castagne della Lunigiana, Pane di Altamura, Riso di Baraggia Biellese e Vercellese;
  • pesci: Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino.

RICORDA

La normativa europea delinea le caratteristiche delle produzioni di qualità certificate nel Regolamento UE n. 1151/2012 dove sono confluite le disposizioni precedentemente contenute nel Reg. CE n. 509/2006 (specialità tradizionali garantite dei prodotti agricoli e alimentari) e nel Reg. CE n. 510/2006 (protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari).
Indicazione Geografica Protetta (IGP)
Valida a livello comunitario, certifica anch’essa la territorialità: sono IGP i prodotti agricoli o alimentari, originari di un’area geografica precisa, che hanno una storia, una qualità particolare o una caratteristica tipica che possono essere ricondotte all’origine geografica e che sono prodotti, trasformati e/o elaborati sul posto. Il loro legame con il territorio, quindi, è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione. Nel caso dei prodotti IGP, quindi, è più importante la componente umana, mentre la garanzia riguardo la provenienza delle materie prime è minore: per ottenere la certificazione basta che il prodotto sia lavorato nell’area interessata. Per essere sicuri dell’origine delle materie prime, occorre conoscere le caratteristiche del prodotto certificato.
Fra gli IGP italiani ricordiamo: l’Abbacchio romano, la Bresaola della Valtellina, le Acciughe sotto sale del Mar Ligure, l’Aarancia rossa di Sicilia, il Carciofo brindisino, la Castagna di Cuneo, la Cipolla rossa di Tropea (Calabria), il Farro della Garfagnana, il Kiwi Latina, il Limone di Siracusa, la Mela di Valtellina, la Pera dell’Emilia-Romagna, il Prosciutto di Norcia, il Radicchio di Chioggia, lo Zampone di Modena.

Specialità Tradizionale Garantita (STG)
Valido a livello comunitario, questo marchio non ha legami con il territorio d’origine dei prodotti o delle materie prime da cui sono ricavati. La specificità dei prodotti STG riguarda la produzioneche va eseguita secondo il metodo tradizionale di un determinato territorio e che distingue il prodotto da altri dello stesso tipo. Inoltre, per ricevere la certificazione STG un prodotto deve esistere da almeno 25 anni. Gli unici prodotti STG italiani sono la Mozzarella e la Pizza Napoletana.
È in fase di registrazione la salsa amatriciana.

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Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT)
Sono il biglietto da visita dell’agricoltura e della produzione alimentare italiana di qualità. Per avere la certificazione va dimostrato che la produzione è tradizionale, cioè che i prodotti sono ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione, stagionatura ecc. consolidati da almeno 25 anni. Tutti i PAT sono di carattere regionale e vengono elencati in un documento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Spesso il consumatore non è ingrado di riconoscere  i prodotti PAT, dato che non hanno un logo specifico e sono più di 4000.

Denominazione Comunale (DE.CO.)
Queste denominazioni non sono veri e propri marchi, ma delibere comunali che legano un prodotto o un evento storico-culturale a un dato territorio. Sono riconosciute solo dai consumatori più attenti.

Prodotto biologico
Per ottenere il marchio “biologico”, la produzione di un alimento deve seguire un rigido protocollo in base al quale:
  • non si usano OGM, cioè organismi geneticamente modificati;
  • si rispetta la terra con i suoi cicli naturali;
  • si seguono pratiche di coltivazione meccaniche o biologiche, cioè non chimiche.
Un prodotto alimentare è definito “biologico” se almeno il 95% degli ingredienti proviene da agricoltura biologica e se contiene una percentuale accidentale di OGM inferiore allo 0,9%. Per un prodotto agricolo, la certificazione viene data solo dopo un periodo di conversione (da produzione tradizionale a produzione biologica) di lunghezza variabile secondo il tipo di prodotto; le coltivazioni sono ispezionate periodicamente da specifici organismi di controllo.

Presidio Slow Food
Questa certificazione, nata per garantire e salvaguardare razze animali, specie vegetali e prodotti alimentari in via di estinzione, è stata attribuita a circa 500 prodotti di numerosi paesi del mondo. I Presìdi Slow Food promuovono la valorizzazione del territorio, della sua cultura e della produzione, facendo conoscere ovunque i prodotti di eccellenza.

Protagonisti in Cucina
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Corso di enogastronomia per il secondo biennio e il quinto anno