«TOGLIAMO LA PLASTICA DALLA NOSTRA TAVOLA» (C. PETRINI)

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«TOGLIAMO LA PLASTICA DALLA NOSTRA TAVOLA» (C. PETRINI)

La plastica, dalla sua nascita negli anni Cinquanta, è entrata in tutti gli aspetti della nostra vita. Leggera, duttile, versatile, resistente, durevole, è praticamente adatta a ogni occasione.
Ma forse il nostro amore per la plastica si è spinto troppo in là, perché oggi ce la stiamo anche mangiando. Milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo, si degradano in nano e microplastiche, vengono ingerite dai pesci e così entrano a tutti gli effetti nella catena alimentare.
La plastica non è biodegradabile e una volta ingerita e metabolizzata produce effetti sugli organismi che ancora non ci sono del tutto chiari ma che certamente influenzano l’attività endocrina e in alcuni casi è cancerogena.
Come è possibile che ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscano in mare? In primis bisogna identificare un corto circuito “filosofico”: la plastica, che è un materiale nato per durare a lungo, sempre più è diventato il costituente base di quella infinita lista di prodotti che sta sotto al cappello di “usa e getta”. Cannucce, stoviglie, sporte, imballaggi di ogni genere, contenitori e così via.
Abbiamo inventato un materiale potenzialmente indistruttibile e lo impieghiamo per operazioni che lo trasformano in un rifiuto in pochi secondi.
Partendo da questa constatazione vale la pena aprire una riflessione sul concetto stesso di rifiuto, entrato ormai a far parte delle nostre categorie mentali come un concetto normalissimo e accettabile.
Ecco allora che occorre un profondo cambio di paradigma da parte del mondo produttivo, in particolare da parte delle aziende che si occupano di produzione, distribuzione e packaging di cibo ma anche, in definitiva, da parte di tutti noi. Non possiamo più pensare che produrre rifiuti sia normale, bisogna prevenirli e riutilizzarli.
E non sto parlando solo di riciclaggio (pratica pure fondamentale), al contrario ho in mente l’economia circolare, quell’approccio che, partendo dal concetto di riuso, identifica qualunque materia di scarto come potenziale materia prima per un nuovo processo produttivo. È questa la chiave, dobbiamo progettare sistemi produttivi chiusi. Perché quel che è certo è che non possiamo e non dobbiamo rinunciare alla plastica, dobbiamo solo usarla in maniera intelligente se vogliamo avere un futuro su questo pianeta.
Slow Food ha approvato all’unanimità una mozione su questo tema e vogliamo lanciare prossimamente una campagna trasversale, una chiamata globale a rivedere i propri atteggiamenti di consumo e le proprie abitudini nei confronti della plastica.

Tratto da un articolo di Carlo Petrini per «Robinson – La Repubblica» del 22 aprile 2018, in: “https://www.slowfood.it/carlo-petrini-togliamo-laplastica-dalla-nostra-tavola/”

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