LE CONTAMINAZIONI

  LE CONTAMINAZIONI

In generale possiamo dire che un alimento si contamina quando entra in contatto con elementi estranei che causano un ▶ rischio e un ▶ pericolo per la salute di chi lo consuma.

La presenza di fattori contaminanti non causa necessariamente il deterioramento degli alimenti e spesso non è rilevabile dai sensi.

Negli ultimi decenni un’attenzione sempre maggiore agli aspetti igienico sanitari in ambito ristorativo ha consentito di promulgare leggi anche molto restrittive, che sono in grado di limitare al massimo il rischio di contaminazioni.


In base all’intenzionalità, una contaminazione può essere:

  • dolosa, quando è il frutto di un’azione intenzionale, destinata a migliorare l’aspetto di un alimento senza curarsi delle possibili conseguenze per la salute. In termini legali si tratta di azioni definite sofisticazioni o più genericamente frodi alimentari;
  • colposa, quando è il risultato di un’azione involontaria, dovuta a negligenza, imperizia, imprudenza o mancata osservanza dei protocolli d’igiene o dei disciplinari di produzione.

In base alla loro natura, gli agenti contaminanti si distinguono in:

  • contaminanti fisici: sono rappresentati da oggetti, frammenti di materiali e particelle solide inorganiche che possono finire nel cibo, spesso provenienti dai macchinari usati nell’industria alimentare oppure da elementi di origine umana. Un altro tipo di contaminazione fisica è rappresentato dalle emissioni prodotte da alcuni radioisotopi (vedi Unità 4, Le basi chimiche dell’alimentazione, p. 95);
  • contaminanti chimici: includono sostanze chimiche più o meno tossiche generalmente riconducibili ai prodotti usati in agricoltura per stimolare la crescita dei raccolti e tenere sotto controllo le erbe infestanti e gli animali nocivi;
  • contaminanti biologici: riguardano gli organismi biologici (per esempio muffe e batteri) o le sostanze da essi prodotte, presenti negli alimenti e in grado di arrecare danno alla salute una volta ingeriti.

In base agli effetti, i contaminatori possono causare:

  • intossicazioni acute, quando gli effetti collaterali insorgono in modo improvviso ed evidente. In questi casi la reazione al contaminante è tanto più violenta quanto maggiore è la dose a cui ci si è esposti;
  • intossicazioni croniche, quando le manifestazioni dovute alla contaminazione compaiono in un arco temporale lungo, a seguito di esposizione prolungata. In questi casi gli effetti collaterali possono avere varia intensità e comparire in momenti differenti a seconda della dose di esposizione.

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CLASSIFICAZIONE IN BASE A...

CARATTERISTICHE

INTENZIONALITÀ

colposa

involontaria


dolosa

voluta

NATURA

fisica

oggetti o radiazioni


chimica

sostanze usate in agricoltura o nel ciclo produttivo, residui industriali o sostanze rilasciate dagli imballaggi


biologica

virus, batteri, muffe

EFFETTI

intossicazioni acute

grandi quantità in poco tempo; sintomi clamorosi
intossicazioni croniche modeste quantità per lungo tempo; sintomi più subdoli

  La contaminazione fisica

La contaminazione fisica degli alimenti può derivare dalle materie prime utilizzate nel processo produttivo o può avvenire nelle fasi di lavorazione. Tra le materie prime, gli ortaggi, la frutta e la verdura sono gli alimenti maggiormente esposti al rischio di tale contaminazione.

A seconda delle loro caratteristiche, distinguiamo diverse tipologie di contaminanti fisici.

  • Terra, terriccio e sassolini sono contaminanti tipici di verdure, legumi e cereali fatti crescere in campo. Oltre a rappresentare una minaccia anche di contaminazione biologica, costituiscono una possibile causa di irritazione per le vie respiratorie, fino al pericolo di lesioni o di soffocamento.
  • Schegge e pezzi di metallo, plastica, vetro, legno o altri materiali causano danni paragonabili a quelli causati da materiale terroso.
  • Elementi di origine umana quali peli, capelli, unghie e persino denti sono forme di contaminazione molto comuni e a basso rischio ma che, naturalmente, causano forte repulsione. Per limitare questo tipo di contaminazione la legge prevede che tutti gli operatori del settore ristorativo siano tenuti a indossare la cuffia e, a volte, i guanti.

Per ridurre il rischio di contaminazione fisica, per l’ortofrutta si può ricorrere all’idrocoltura (o coltura idroponica), ossia facendo crescere le piante su terreni sintetici e irrigandole con acqua contenente i nutrienti nelle proporzioni normalmente presenti nel suolo.

Nella lavorazione di sfarinati o macinati di varia natura si introducono spesso delle calamite per rimuovere residui metallici, mentre l’impiego di setacci e filtri permette di trattenere particelle indesiderate anche dai liquidi.

Rientra nella contaminazione fisica anche la contaminazione radioattiva, dovuta alle particelle radioattive che possono essere di origine naturale o trovarsi nell’ambiente a causa di incidenti nucleari; il rischio è che tali isotopi radioattivi entrino nella ▶ catena alimentare. Questa contaminazione risulta particolarmente insidiosa poiché non può essere in alcun modo rilevata con i sensi, e oltretutto non è possibile decontaminare il cibo dagli agenti radianti. Le mutazioni, in chi si espone a tali radiazioni o assume cibo contaminato, possono causare sia insorgenza di tumori sia malformazioni nella discendenza.

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  I Nuclei Antisofisticazioni e Sanità

NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) sono parte dell’Arma dei Carabinieri e hanno il compito specifico di vigilare sulla salute della popolazione.

Effettuando attenti controlli, i NAS verificano che non vi siano sofisticazioni e frodi alimentari e che la normativa in campo alimentare sia osservata da tutti i produttori e gli operatori del settore ristorativo.

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tipo di contaminazione

rischi

prevenzione

terra, sassolini, schegge, pezzi di materiale

irritazione delle vie respiratorie e soffocamento

manutenzione macchinari, coltura idroponica, lavaggio accurato

elementi di origine umana

veicolazione di contaminanti biologici

obbligo di cuffia e guanti

particelle radioattive

mutazioni del DNA e tumori

controlli costanti delle autorità competenti (NAS)

  La contaminazione chimica

Rilevare la presenza di elementi chimici potenzialmente nocivi all’interno degli alimenti richiede specifiche analisi, poiché non tutti i prodotti chimici hanno colori, odori o sapori che consentono di identificarli.

Anche le conseguenze della contaminazione chimica non sono immediatamente riconoscibili, soprattutto se la quantità di contaminanti assorbiti è bassa: in genere chi li ingerisce avverte sintomi diluiti nel tempo, difficili da ricondurre a una specifica sostanza. Queste intossicazioni croniche infatti si sviluppano come un lento e costante avvelenamento, i cui effetti dannosi permangono anche quando si sospende l’esposizione al contaminante.

I contaminanti chimici sono in genere caratterizzati dalla loro persistenza e dalla conseguente tendenza a bioaccumularsi.

  • Persistenza. Generalmente, il tempo necessario ai contaminanti per degradarsi è molto lungo; nel frattempo possono essere trasportati per lunghe distanze dall’aria, dall’acqua, ma anche dagli animali contaminati.
  • Bioaccumulo. I contaminanti chimici vengono assorbiti dagli organismi con cui entrano in contatto, penetrano nei loro tessuti e vi restano, accumulandosi nel tempo. Tipico è il caso del tonno: un grande pesce predatore che si trova alla fine della catena alimentare e che, per questo, spesso concentra nella sua carne dosi maggiori di mercurio.

A seconda della loro origine, distinguiamo diverse tipologie di residui chimici:

  • residui agronomici;
  • residui zootecnici e veterinari;
  • residui di lavaggio;
  • residui di scarico;
  • residui da confezionamento.

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  residui agronomici

I prodotti chimici utilizzati in agricoltura si distinguono in due grandi categorie.

  • Prodotti di difesa, ossia fitofarmaci, destinati a respingere o eliminare animali, insetti, parassiti e microrganismi vari (repellenti, pesticidi, insetticidi), ma anche erbacce e funghi infestanti (erbicidi, anticrittogamici, fungicidi eccetera). L’impiego di fitofarmaci può avere ripercussioni negative non solo sulla salute umana ma anche sull’ambiente, causando una diminuzione degli insetti impollinatori e operando una selezione artificiale sui parassiti. A causa dei lunghi tempi di persistenza dei fitofarmaci, questi si accumulano progressivamente nelle piante trattate, nel corpo degli insetti uccisi, nel suolo e nelle acque.
  • Prodotti di supporto, quali fertilizzanticoncimi e stimolatori di crescita vari. A differenza dei prodotti di difesa, che migliorano la produttività limitando le perdite, questi incrementano la quantità e la qualità dei raccolti. In questo caso il danno è prevalentemente ambientale, con un’eccessiva eutrofizzazione marina (cioè una proliferazione delle alghe) e una conseguente morte dei pesci per mancanza di ossigeno.

  La selezione artificiale

La comparsa di popolazioni resistenti, per esempio, ai pesticidi in specie dannose che vengono combattute dall’uomo è un effetto simile a quello causato dalla selezione naturale.

La selezione artificiale è una conseguenza del fatto che non tutti i parassiti muoiono a causa dell’azione del pesticida: alcuni sopravvivono perché casualmente più resistenti.

Nella generazione seguente tut­ti gli individui erediteranno la resistenza al pesticida che quindi, per essere efficace, dovrà essere utilizzato in dosi più massicce.

  residui ZOOTECNICI E VETERINARI

I prodotti chimici impiegati negli allevamenti animali appartengono alla categoria degli zoofarmaci (antibiotici, ormoni della crescita e anabolizzanti). Essi hanno effetti curativi e stimolanti per lo sviluppo e la crescita, ma quando si ritrovano nella composizione degli alimenti di origine animale (uova, latte, carni) possono avere effetti anche gravi sul nostro organismo. Il loro impiego è oggi severamente disciplinato.

Gli antibiotici sono prodotti usati regolarmente soprattutto negli allevamenti intensivi, dove gli animali sono concentrati in spazi ristretti e le infezioni possono propagarsi rapidamente.

Antibiotici e anabolizzanti, se utilizzati in zootecnia, contaminano le carni, con conseguenze anche gravi per la salute dell’uomo.

Gli antibiotici aggiunti nel foraggio, oltre a contenere il rischio di epidemie, fanno sì che l’animale aumenti di peso velocemente: per esempio, il tempo necessario per far crescere i polli di allevamento si è oggi dimezzato rispetto a cinquant’anni fa. Il tutto a costi contenuti sia per gli allevatori sia per il consumatore finale.

Di contro, l’uso massiccio degli antibiotici negli ultimi 60-70 anni ha portato a inconvenienti molto seri:

  • lo sviluppo di ceppi batterici resistenti all’azione degli stessi antibiotici (si tratta, anche in questo caso, di una selezione artificiale che “premia” i batteri resistenti agli antibiotici stessi favorendone lo sviluppo, sia negli animali sia negli esseri umani);
  • la necessità di smaltire con particolari precauzioni enormi quantità di liquami contaminati (cioè di escrementi animali contenenti residui di farmaci), evitandone la dispersione nell’ambiente.

Allo scopo di accelerarne la crescita, un tempo venivano somministrati agli animali, in associazione con antibiotici, altri zoofarmaci: gli anabolizzanti.

Gli anabolizzanti impiegati (soprattutto steroidi) sono molecole che stimolano in modo mirato lo sviluppo dell’animale. Somministrando l’ormone progesterone alle vacche, per esempio, si ottiene uno sviluppo maggiore della ghiandola mammaria e quindi una maggiore produzione di latte. Anche queste sostanze potrebbero contaminare le carni e i loro derivati, con conseguenze gravi per i consumatori. Oggi la legge vieta categoricamente la somministrazione di anabolizzanti.

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  residui DI LAVAGGIO

Indipendentemente dalle dimensioni, ogni a­zien­da alimentare deve regolarmente ricorrere a detergenti e disinfettanti per pulire ambienti e attrezzature di lavoro. Durante queste fasi di sa­ni­fi­cazione si formano dei residui di lavaggio che possono contaminare gli alimenti a qualunque livello della produzione. Gli stessi prodotti, se non custoditi in modo sicuro e appropriato, possono essere alla base di contaminazioni dovute a errori umani: la cronaca ci racconta spesso di bottiglie di detergenti scambiate per bevande o per ingredienti di alimenti.

Attualmente, gli unici prodotti per l’igiene considerati ufficialmente adeguati per la detersione e la disinfezione delle superfici su cui transitano gli alimenti sono quelli marchiati HACCP (vedi Unità 3, Sistema HACCP e igiene sul lavoro).

  residui DI SCARICO

Durante alcuni processi industriali e durante lo smaltimento dei rifiuti si possono formare determinate sostanze in grado di inquinare l’aria, l’acqua e quindi gli alimenti.

Tra i principali residui di scarico troviamo:

  • la diossina, una molecola che si forma in conseguenza alla combustione delle materie plastiche;
  • BFR (ritardanti di fiamma bromurati), sostanze che vengono impiegate nella composizione di vernici, schiume e tessuti;
  • metalli pesanti (come cromo, cadmio, piombo e mercurio), che possono essere rilasciati nell’ambiente da industrie e abitazioni.

Una volta entrati nell’ambiente, tutti questi contaminanti si accumulano nei tessuti degli organismi, e attraverso la catena alimentare possono raggiungere l’uomo, con conseguenze per il sistema nervoso e la possibile formazione di tumori.

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  residui DA CONFEZIONAMENTO

Molti materiali usati per manipolare, confezionare e cucinare gli alimenti possono rilasciare delle sostanze chimiche che finiscono incorporate nel cibo che consumiamo.

La legge stabilisce limiti oltre i quali il passaggio, o meglio la migrazione, di tali sostanze è considerata pericolosa per i consumatori: il Regolamento CE n. 1935/2004 definisce le caratteristiche che devono possedere i cosiddetti MOCA (materiali e oggetti a contatto con gli alimenti), identificandoli anche, quando sono adatti allo scopo, con un apposito simbolo “per alimenti”. Utensili e contenitori non idonei possono infatti rilasciare sostanze in grado di causare un’adulterazione dell’alimento (ossia una variazione del suo contenuto nutrizionale) o addirittura sostanze tossiche, come metalli pesanti e molecole di sintesi.

La contaminazione da parte dei materiali dipende anche dal tipo di alimento con cui entrano in contatto. Soprattutto le temperature elevate, l’acidità, il grasso e l’alcol dell’alimento determinano un’accelerazione della migrazione.

  MICOTOSSINE

Nei contaminanti chimici rientrano anche le micotossine, termine con cui si identificano in modo generico tutte le sostanze tossiche prodotte dai funghi (vedi Unità 1, La cellula, p. 26). Sono micotossine sia le sostanze che rendono alcuni funghi macroscopici velenosi, allucinogeni o mortali, sia quelle prodotte dalle muffe.

L’eliminazione delle muffe e la cottura degli alimenti in genere non bastano a rimuovere le eventuali micotossine termostabili che contaminano il cibo.

Nel contesto della contaminazione chimica, le più temute sono le aflatossine prodotte dalle muffe del genere Aspergillus: si tratta di sostanze estremamente tossiche, capaci di indurre tumori, cirrosi epatiche e deformità nei feti.

Le micotossine possono formarsi su tutti gli alimenti di origine vegetale, specialmente su quelli a lunga conservazione (cereali e loro farine, legumi, semi oleaginosi), e si possono sviluppare in tutte le fasi del processo produttivo:

  • durante la coltivazione;
  • durante l’immagazzinamento (mentre il prodotto è in attesa di ulteriori lavorazioni o di essere commercializzato);
  • durante la conservazione in attesa del consumo.

 La segale cornuta

La Claviceps purpurea è un fungo, noto anche con il nome comune di segale cornuta o quello francese di ergot (“sperone”), che si sviluppa sulle spighe di molti cereali, generando tipici cornetti scuri e sporgenti. L’ergot produce una miscela di micotossine aggressive e persistenti che si ritrovano nelle farine e negli impasti dei cereali contaminati.

L’avvelenamento può portare a problemi circolatori, infiammazioni e cancrene oppure a convulsioni e allucinazioni (dall’ergot si estrae l’acido lisergico, o LSD, nota sostanza allucinogena).

Dal nome francese del fungo deriva il termine ergotismo, patologia che si manifesta con febbre e bruciori cutanei intensi.

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contaminazione chimica

residui agronomici

  • fitofarmaci

  • fertilizzanti

  • residui zootecnici e veterinari

  • antibiotici

  • anabolizzanti

  • residui di lavaggio 

  • prodotti per la pulizia
  • residui di scarico
  • metalli pesanti

  • sostanze tossiche

  • residui da confezionamento
  • contenitori e confezioni in materiali impropri
  • micotossine
  • funghi

  • muffe

  • Sapere di alimentazione
    Sapere di alimentazione
    Corso di Scienza degli alimenti per il primo biennio