APPROFONDIAMO - La figura del mediatore

L operatore dovrà essere in grado di riconoscere i modelli che attraversano il proprio sguardo, utilizzare un etnocentrismo eccentrico, avere un pensiero autocritico sul proprio compito istituzionale, chiedere consigli al mediatore su come porre le domande, rimanere in una fiduciosa attesa anche quando il tempo di traduzione da una lingua all altra sembra troppo lungo, infine accertarsi che tutti abbiano potuto esprimere il proprio punto di vista e cercare insieme APPROFONDIAMO LA FIGURA DEL MEDIATORE Il brano che proponiamo è stato scritto da un mediatore linguistico culturale, Dicko Gueye, che racconta come vengono concepiti e gestiti i conflitti nel suo paese, il Senegal, ovvero come le parole danno vita ai fatti. La società dell Africa Occidentale è strutturata in un modo molto particolare. Molto diverso dalle società europee. La mediazione è quasi sempre lo strumento fondamentale per risolvere i conflitti a tutti i livelli. raro che un litigio arrivi in tribunale. Tra i vari casi c è sempre una persona di riferimento (uno zio, i genitori, il fratello maggiore, il marabout1, un amico, il capo di quartiere) che può abbassare le tensioni, avvicinare le persone e far tornare la pace. In wolof2 mediatore si dice djocalecate. Nella tradizione africana antica erano i griot3 ad avere i diversi compiti del mediare. Come si legge nel libro di Djibril Tamsir Niane4 i griot sono maestri nell arte di parlare, gli scrigni delle parole, gli scrigni che custodiscono segreti plurisecolari, sono la memoria degli uomini e con le parole danno vita ai fatti. La parola del griot è spoglia di ogni menzogna, sono i consiglieri dei re e stanno tra questi e le popolazioni. Prima della colonizzazione la società era strutturata in modo che il re non parlasse direttamente al popolo, in assemblea, né viceversa ci si potesse rivolgere a lui. I griot facevano da portavoce e intermediari: «quando sorgeva una disputa 1. Persona religiosa, saggia. 2. la lingua parlata in Senegal dall omonima popolazione. 3. Cantori dell Africa occidentale. erano loro che troncavano ogni contestazione, perché sono i custodi dei giuramenti che gli antenati avevano pronunciato 5. Ora non c è una persona specifica che fa il mediatore ma nel quotidiano ci sono delle persone di riferimento che aiutano a mediare e gestire i conflitti. bene farsi un idea del fatto che la società africana tiene molto al rispetto, e mai darà ragione a uno più piccolo davanti a un altro più grande; per esempio quando sorgeva un litigio tra me e un fratello maggiore, se era lui l origine del problema, mia madre non gli dava ragione, mi chiedeva però di scusarmi. Il più giovane può chiedere scusa al più grande offrendogli una torta o delle bevande, un gesto che simbolizza il ritorno della pace. Tutti in casa diventano testimoni della riconciliazione. Una volta due amici avevano litigato per una questione di soldi. Per una settimana quasi non si sono rivolti la parola. Erano due amici che stavano sempre assieme. Quando l ho saputo sono andato a parlare con loro separatamente, a casa di ognuno dei due. Non ho chiesto cosa è successo. Sono andato solo a ricordare i legami che abbiamo, l amicizia comune. Dopo li ho invitati a casa mia a prendere un tè per riconciliarli. Dokh nghir djam, fare tutto il possibile per il ritorno della pace. D. Gueye, Djocale digante yi (l ago che cuce le relazioni), in R. Cima, Attraverso lo sguardo. Per una pedagogia dell incontro, Carocci, Roma 2019, p. 100. 4. Storico, drammaturgo e scrittore guineano (n. 1932). 5. D.T. Niane, Kouroukan fouga: Soundjata et l assemblée des peuples: la charte du Mandé, Ceda, Abidjan 2010, p. 12. 382 | SEZIONE 3 | Tra presente e futuro: le sfide della pedagogia contemporanea |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane