4 - Aldo Capitini

4. Aldo Capitini movimento: è un insieme di individui connessi da ideali comuni, che si mobilitano in vista di un cambiamento sociale. Si può trattare di gruppi più o meno strutturati che decidono autonomamente le proprie pratiche e le modalità di gestione. Sono indipendenti dai partiti politici e non hanno rappresentanza formale nelle istituzioni. 4.1 UNA DIVERSA RESISTENZA | I ritratti fotografici di Aldo Capitini | L AUTORE| lo presentano esile, cappello e giacca, in marcia con molti altri e altre, occhiali dalle lenti spesse. Lo sguardo verso l alto ce lo fa immaginare su quel campanile dove da piccolo, di tanto in tanto, suonava le campane in aiuto del padre, custode della torre del municipio. La sua concezione pedagogica è strettamente connessa agli eventi politico-culturali del momento storico in cui è vissuto. dai drammi e dalle sfide del suo tempo che Capitini trae la forza per forgiare il suo pensiero contro il mondo chiuso, nazionalistico e antidemocratico che il fascismo imponeva. L esperienza del carcere, condivisa con altri perseguitati politici antifascisti, nel 1942 e nel 1943, lo spinge a immaginare una diversa forma di opposizione al regime rispetto a quella proposta dalla sinistra: non aderirà mai alla fondazione di alcun partito, continuando a privilegiare la forma aperta del movimento e, soprattutto, opta per la nonviolenza mentre si organizza la resistenza armata al nazifascismo. Tale visione è alla base della creazione, a partire dal 1944, dei Cos (Centri di orientamento sociale). Questi spazi accoglieranno periodicamente affollatissime assemblee a partecipazione libera, senza alcun controllo all ingresso né alcun tesseramento o iscrizione, in cui poter discutere dei principali temi di interesse collettivo in presenza anche delle autorità locali, pronte a informare e a rispondere. I Cos si basavano sul principio dell omnicrazia (il potere di tutti ) e della partecipazione, nel tentativo di ridurre il più possibile le distanze tra politici, intellettuali e moltitudini anonime. Sorta a Perugia e poi diffusa in molte altre regioni italiane, specie del Centro-Sud, questa forma di politica popolare non ebbe il sostegno della sinistra e fu fortemente ostacolata dalla Democrazia cristiana, che spinse molte amministrazioni a vietarne l esercizio. Negli anni del dopoguerra e in tutti quelli a venire, Capitini resta fedele alla sua scelta della militanza apartitica, ma offre un alto contributo alla cultura politica italiana istituendo a Perugia, nel 1952, il Centro di coordinamento internazionale per la nonviolenza, che si fa promotore, nel 1961, della prima Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli, altrimenti nota come Marcia della pace Perugia-Assisi. radici delle parole nonviolenza: usando per la parola nonviolenza la grafia unita, Capitini propone una visione organica e positiva del concetto, superando la definizione al negativo insita nel non . Egli ne riconduce l origine e il senso al vocabolo satyagraha (da satya, verità , e agraha, fermezza ), adottato da Gandhi per designare il metodo di lotta usato dal movimento di indipendenza da lui promosso in India. Essere saldi nella verità è una forza superiore alla forza fisica e alla prepotenza: è la leva principale di chi agisce in nome della nonviolenza. Tra la rivolta violenta e la passiva accettazione dell oppressione, essa rappresenta la terza via dell azione diretta, praticabile da coloro che, restando saldi nella verità, non intendono schiacciare l avversario o prenderne il posto, ma persuaderlo, anche a costo della propria sofferenza. 202 | SEZIONE 2 | Dalla Resistenza agli anni Ottanta del Novecento: educazione e cambiamento sociale |

I colori della Pedagogia - volume 3
I colori della Pedagogia - volume 3
L’educazione dall’Ottocento a oggi - Quinto anno del liceo delle Scienze umane