SLOW FOOD insegna...

UN DESERTO CHIAMATO MARE

I mari si stanno progressivamente svuotando di pesci. Questo fenomeno preoccupante avviene a causa di diversi fattori: l’inquinamento, effetto di tutte le nostre azioni a terra che, presto o tardi, si ripercuotono sul mare; i cambiamenti climatici, per cui anche una minima variazione della temperatura, se avviene in tempi brevi, può rendere impossibile la vita ad alcuni organismi; la pressione di pesca, che si accanisce sulle specie più interessanti per il mercato, creando squilibri gravissimi nella catena alimentare marina.
Il problema è che noi consumiamo pochissime specie ittiche; pensiamo ai pesci che, nel corso di un anno, arrivano sulle nostre tavole: non superiamo i dieci tipi diversi, quando invece il nostro mare, e in particolare il Mediterraneo, ne offre centinaia! E non è tutto: visto che siamo un po’ pigri, e sempre meno bravi a cucinare e a destreggiarci con il coltello e la forchetta, preferiamo gli esemplari grandi, quelli che si possono affettare e grigliare in pochi minuti come per esempio il tonno e il pesce spada; ma proprio questi sono anche i pesci che vivono tanti anni e che raggiungono tardi la maturità sessuale: mangiandoli, in pochi minuti consumiamo quello che la natura impiega anche decenni per costruire.
Se invece cuciniamo pesci dal ciclo vitale breve come le acciughe, le sardine, o i tunnidi minori come gli sgombri e l’alalunga, pesiamo molto meno sulla natura e non perdiamo nulla in gusto né in salute. Anzi, essendo rimasti meno in mare, questi pesci non hanno avuto il tempo di accumulare tutte le tossine che, purtroppo, i pesci di grande taglia incontrano spesso nel corso della loro vita.
Possiamo fare anche un ulteriore favore al mare: consumare pesci che vengono pescati vicino a noi, e non quelli che viaggiano per migliaia di chilometri prima di arrivare ai nostri mercati: fare riferimento, per i nostri acquisti, alla piccola pesca costiera, che non aumenta la pressione di pesca come fanno invece le grandi “navi fattoria” che pescano, lavorano e spediscono tonnellate di pesce ogni giorno. E indipendentemente da quanto e quale pesce mangiamo, proviamo a ricordarci che ogni nostra azione si ripercuote sulla salute del mare: da come e quanto differenziamo la nostra spazzatura al tipo di trasporto che scegliamo.

L’ACQUACOLTURA

L’allevamento viene a volte presentato come la soluzione di tutti i problemi: da quello della sovrapesca a quello della salubrità del pescato. Purtroppo però i pesci richiesti dal mercato sono in gran parte carnivori: per nutrirli, è necessario pescare molto e la presenza di molti animali in spazi limitati crea problemi di salute anche all’ambiente. I soli allevamenti completamente sostenibili sono quelli di cozze, vongole e ostriche, che si nutrono dei microorganismi presenti nell’acqua senza aver bisogno di aggiunte da parte dell’uomo.

Il nuovo Sarò Chef
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Corso di Enogastronomia per il primo biennio