Il nome glucidi deriva dalla parola greca glukos, che significa “dolce”. Una buona parte dei glucidi ha infatti sapore dolce e per tale motivo essi sono anche definiti nel loro insieme zuccheri o, dal latino saccharum, saccaridi.
Sono soprattutto le piante verdi a produrre glucidi attraverso il processo della fotosintesi clorofilliana, che converte, sfruttando l’ energia solare, anidride carbonica e acqua in glucosio e ossigeno, secondo la reazione:
E proprio il glucosio è il glucide più diffuso in natura. I vegetali stessi lo utilizzano sia come fonte energetica sia come elemento “strutturale”: la cellulosa che costituisce il fusto delle piante è infatti composta da numerose molecole di glucosio legate tra loro.
Negli animali avviene la trasformazione inversa: il glucosio, tramite la degradazione enzimatica viene convertito in anidride carbonica e acqua (grazie all’ossigeno proveniente dalla respirazione) in modo da generare l’energia (ATP) che sostiene le attività e i consumi delle cellule. Questa respirazione aerobia negli animali controbilancia quindi la fotosintesi dei vegetali.
Nel regno animale i glucidi vengono assunti attraverso la nutrizione, per essere poi utilizzati essenzialmente come fonte energetica. Nel corpo degli animali i glucidi sono presenti in percentuali significativamente inferiori rispetto ad altri macronutrienti. Nell’essere umano, in particolare, rappresentano solo l’1% dei costituenti del corpo. Tuttavia, nonostante costituiscano una presenza così esigua, i glucidi rivestono un’importanza fondamentale: basti pensare che il nostro cervello si “nutre” esclusivamente di glucosio.