Imballaggi e simboli

 4  LE REGOLE DEL MONDO ALIMENTARE >> 13. La filiera, le etichette e gli imballaggi

Imballaggi e simboli

Creare un imballaggio adeguato per un alimento non è solo questione di design ma anche di sicurezza. L’imballaggio, infatti, per quanto destinato alla conservazione di un prodotto, può in alcuni casi esporre il cibo a forme di contaminazione, imponendo al consumatore l’adozione di particolari precauzioni. Per esempio, lasciare esposte al sole bottiglie di acqua minerale di plastica aumenta considerevolmente il rischio che alcune sostanze tossiche, componenti della plastica, finiscano disciolte nell’acqua.

Ecco perché occorre conoscere le caratteristiche dei diversi imballaggi e scegliere con cura quelli più adeguati. Inoltre, in un’epoca in cui i consumatori sono sempre più sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, cresce l’esigenza di impiegare materiali che siano il più possibile riciclabili.

Le tipologie di imballaggio

Il Regolamento CE n. 1935/2004 ha stabilito per tutti i paesi membri dell’Unione Europea alcune linee guida che devono essere rispettate al fine di ridurre al minimo i rischi sia per la salute umana sia per l’ambiente connessi all’esorbitante quantità di imballaggi alimentari che ogni giorno vengono prodotti, acquistati e gettati.

Si definisce imballaggio alimentare un prodotto di qualsiasi materiale che ha lo scopo di contenere, conservare e proteggere un alimento in modo da consentirne la manipolazione e il trasporto.

Di norma gli imballaggi si distinguono in primari, secondari e terziari:

  • gli imballaggi primari sono concepiti per l’utente finale e per la vendita al dettaglio;
  • gli imballaggi secondari racchiudono uno o più imballaggi primari; contengono spesso unità con lo stesso numero di lotto e il loro scopo è facilitare il rifornimento degli scaffali;
  • gli imballaggi terziari sono studiati specificamente per trasportare più imballaggi secondari in modo protetto e sicuro, facilitandone la movimentazione e la manipolazione attraverso la filiera (da questa categoria sono esclusi i container).

I REQUISITI DEL PACKAGING

Packaging è un termine inglese con cui si indica l’ideazione e la fabbricazione di un imballaggio. Il packaging deve rispondere per legge a tre importanti requisiti:

  • limitare il più possibile il volume e il peso dell’imballaggio, pur garantendo sicurezza e igiene sia per il prodotto sia per chi lo maneggia;
  • evitare il più possibile l’impiego di sostanze e materiali nocivi nella composizione dell’imballaggio (in particolare metalli pesanti come piombo, mercurio, cadmio e cromo);
  • favorire il riutilizzo o quantomeno il recupero e il riciclo degli imballaggi, al fine di limitarne lo smaltimento nelle discariche.
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LA RECUPERABILITÀ

Un imballaggio si dice “recuperabile” quando è riciclabile o combustibile o biodegradabile.

  • Per essere definito riciclabile, deve risultare almeno parzialmente riutilizzabile, per esempio per creare nuovi imballaggi: la percentuale riutilizzabile, calcolata in peso, è variabile a seconda del materiale di cui è composto.
  • È invece combustibile quell’imballaggio che può essere bruciato negli impianti di termovalorizzazione come rifiuto, o più precisamente sotto forma di CDR/RDF (Combustibile Derivato dai Rifiuti, in inglese Refuse Derived Fuel). A tale scopo la legge richiede che il materiale di cui l’imballaggio è composto sia in grado di liberare una certa quantità minima di calore.
  • Infine, un imballaggio risulta biodegradabile se può subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del compost risultante finisca per decomporsi in CO2, biomassa e acqua.

I simboli

Sulle confezioni alimentari destinate alla vendita si possono riconoscere molti simboli, definiti anche pittogrammi, che forniscono al consumatore utili informazioni circa la natura dell’imballaggio e la sua recuperabilità. Occorre però saperli interpretare correttamente.

Il simbolo della “e metrologica”, detto anche “simbolo di stima”, viene stampato sulle etichette a fianco dell’indicazione del peso o del volume (per esempio: 200 g e, 200 ml e) per indicare che il macchinario che racchiude o inserisce l’alimento nella sua confezione di vendita è stato sottoposto a controllo metrologico e pertanto peso o volume dell’alimento dovrebbero mantenersi costanti da un imballaggio all’altro.

Il simbolo “per alimenti”, costituito da un bicchiere e una forchetta stilizzati, indica che il contenitore in oggetto non è un generico involucro, ma è stato progettato appositamente per entrare in contatto con gli alimenti.

Questo simbolo invita il consumatore a non disperdere il contenitore nell’ambiente, e dunque a smaltirlo correttamente.

Questo simbolo invita a comprimere la confezione dopo l’uso, in modo da occupare meno spazio nel cassonetto di raccolta dei rifiuti.

Il simbolo “punto verde” è utilizzato nel Nord Europa per certificare che il produttore sovvenziona una società privata per recuperare e smaltire gli imballaggi dei prodotti. Attenzione: questo non significa che l’imballaggio sia riciclabile.

In Italia il punto verde non compare sulle confezioni perchè le aziende sono già tenute per legge ad aderire al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), che ritira e poi smaltisce o ricicla tutti gli imballaggi – in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro – prodotti sul territorio nazionale.

Quando il simbolo compare su un prodotto italiano, significa che tale prodotto è venduto anche in altri paesi.

I simboli che riportano lettere incorniciate da un esagono o da un cerchio servono a identificare il materiale che compone l’imballaggio. In questo modo, per il consumatore è più semplice effettuare correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti.

Il simbolo con tre frecce spesse che si rincorrono, detto ciclo di Möbius, può indicare che la confezione del prodotto è riciclabile o anche che è composta da materiale proveniente da riciclo; in questo secondo caso la percentuale di materiale riciclato deve essere indicata al centro del simbolo, fra parentesi.

I simboli costituiti da tre frecce nere e sottili che si rincorrono rappresentano una variante specifica del ciclo di Möbius che si riferisce esclusivamente ai materiali plastici. All’interno riportano un numero che può variare da 1 a 7; le plastiche da 1 a 6 sono riciclabili, mentre le plastiche di tipo 7 non lo sono.

I simboli “compostabile” e “biodegradabile” sono presenti su confezioni che si decompongono in tempi molto ridotti rispetto ai mille anni richiesti in media dalle plastiche. Un imballaggio è considerato idoneo per il compostaggio se si disintegra completamente in meno di 3 mesi, come stabilito dalla Direttiva europea EN 13432. Le aziende italiane che desiderano evidenziare la compostabilità dei loro prodotti possono aderire al CIC (Consorzio Italiano Compostatori). Sono invece definiti biodegradabili i materiali che si decompongono al 90% entro 6 mesi, ma a livello comunitario non esistono finora certificazioni univoche al riguardo (del resto i materiali compostabili sono anche biodegradabili).

Il simbolo “ecolabel” viene assegnato ad aziende particolarmente attente a limitare l’impatto ambientale in tutte le fasi di produzione dei loro prodotti.

Per ottenerlo occorre superare una serie di controlli approfonditi effettuati da un comitato di esperti, i quali certificano che l’azienda ha investito impegno e risorse per creare un sistema di produzione rispettoso dell’ambiente.

Tra i vari aspetti considerati vi sono le emissioni di CO2, gli effetti sull’ozono, i rischi di eutrofizzazione e acidificazione, la tossicità per l’uomo e per l’ambiente, i bilanci nel consumo di materie prime e di energia. Attualmente le ditte alimentari non possono ancora farne richiesta, ma è in corso uno studio per l’estensione del marchio anche a questo settore.

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I materiali

Gli imballaggi utilizzati in ambito alimentare sono composti da materiali diversi: carta, metalli, alcune plastiche. Ogni materiale ha pregi e difetti peculiari, che lo rendono più o meno adatto a contenere un determinato cibo.

CARTA E CARTONE

I contenitori alimentari di carta o cartone – o comunque a base di cellulosa – sono indubbiamente tra i più pratici e diffusi. Trattandosi di un materiale molto permeabile, la carta è in grado di assorbire ma anche di lasciar filtrare sostanze di vario genere, a partire dagli inchiostri utilizzati per scritte e decori, tanto che la legge impone l’uso di inchiostri specifici, limitandone l’impiego alle sole facce esterne dell’imballaggio, quelle non a contatto con l’alimento.

Il problema della permeabilità della carta viene risolto in modi diversi a seconda dello scopo cui è destinata. Per esempio, per confezionare prodotti da banco (affettati, carni, pesci, formaggi, dolci) si usa carta paraffinata, oleosa o cerata. Il rivestimento impermeabile attualmente più diffuso è la stearina, una sostanza completamente biodegradabile ottenuta dall’olio di palma.

Per confezionare prodotti liquidi come latte, panna, succhi o sughi si usa invece la carta pluristratificata (Tetra Pak, Tetra Brik), valida alternativa al vetro. Si tratta di carta rivestita da uno strato di polietilene, a volte rinforzata da un ulteriore strato di alluminio.

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VETRO

Il vetro ha la caratteristica di essere chimicamente inerte, ossia di non reagire a contatto con altre sostanze chimiche, e per questo si presta molto bene a essere usato come contenitore alimentare. Tuttavia la sua trasparenza può rappresentare un limite per gli alimenti che si alterano quando vengono esposti alla luce solare (definiti fotodegradabili). Per ovviare a questo problema si possono aggiungere sali metallici ai silicati di base, ottenendo vetri variamente colorati e opachi che meglio si addicono alla conservazione, per esempio, del vino in bottiglia.

METALLI

Fra i metalli, l’acciaio e l’alluminio sono quelli più comunemente impiegati per contenere gli alimenti.

L’acciaio presenterebbe una seria criticità, in quanto può arrugginire (o meglio ossidarsi) e anche corrodersi a contatto con diverse sostanze normalmente presenti negli alimenti (acqua, acidi, basi). Questo problema viene però risolto con l’impiego della banda stagnata: un foglio di acciaio rivestito su entrambi i lati da uno strato di stagno inerte, a volte ulteriormente rivestito sul lato interno con resine, per impedire cessioni di piombo dai punti di saldatura. Il risultato è la classica lattina o latta alimentare, un contenitore che isola totalmente il cibo dagli agenti esterni ed è adatto per ogni genere di alimento.

L’alluminio, rispetto all’acciaio, presenta il vantaggio di essere decisamente inerte. È quindi un ottimo materiale per le lattine a strappo, destinate a contenere bevande la cui acidità eserciterebbe una forte azione corrosiva su altri metalli.

PLASTICHE

Dal punto di vista chimico, le plastiche sono lunghe catene di molecole (polimeri) inorganiche ottenute dalla raffinazione del petrolio o del gas naturale. Ne esistono moltissime tipologie, con proprietà assai diverse fra loro. Ad accomunarle è la grande duttilità: si prestano cioè a essere modellate in mille modi diversi, prendendo forme che vanno dalla pellicola sottile di cellophane ai contenitori rigidi e infrangibili.

Il principale difetto della plastica è la scarsissima biodegradabilità. Anche quando viene rifusa per essere riciclata, essa libera sostanze inquinanti per l’ambiente e tossiche per la salute umana.

Per contenere i danni, ormai da tempo si utilizzano, soprattutto per buste e sacchetti, nuovi tipi di plastica, ottenuti a partire da sostanze vegetali, e in particolare dall’amido, anziché dal petrolio. Si tratta di plastiche completamente compostabili, che gradualmente stanno superando i propri difetti, divenendo sempre più competitive sul mercato.

Il futuro della plastica

Nell’era dell’“usa e getta” la non biodegradabilità dei beni rappresenta un problema impellente per la sostenibilità ambientale. I nuovi materiali bioplastici costituiscono una risposta concreta. Attualmente si stanno moltiplicando i brevetti (molti dei quali sono italiani, come il Mater-Bi e il Minerv) per creare plastiche a base di sostanze organiche come la cellulosa, gli oli vegetali, gli amidi e le melasse zuccherine. Questi nuovi materiali, oltre a essere completamente biodegradabili, hanno proprietà sempre più simili a quelle delle plastiche tradizionali. Dovremo presto familiarizzare con nuove sigle come PHA, PHB, PHV, PHH: tutti innovativi polimeri a base organica.

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PREGI E DIFETTI DEI MATERIALI DA IMBALLAGGIO
CARTA E CARTONE PREGI DIFETTI
  • economicità
  • resistenza (cartone)
  • leggerezza
  • riciclabilità
  • biodegradabilità
  • infiammabilità
  • poca resistenza (carta)
  • permeabilità a gas
  • permeabilità a liquidi
  • ingiallimento
VETRO
  • impermeabilità
  • trasparenza/opacità
  • inerzia chimica ottima (resistenza ad acidi e basi)
  • salubrità (sterilizzabile)
  • riutilizzabilità (lavabile)
  • riciclabilità
  • costi medi
  • trasparenza (in caso di contenuto fotodegradabile)
  • frangibilità
  • pesantezza
METALLI
  • infrangibilità/duttilità
  • leggerezza
  • resistenza
  • impermeabilità
  • salubrità (sterilizzabile)
  • riciclabilità
  • ossidabilità e corrodibilità (salvo l’alluminio)
  • costi medi (alti per l’alluminio)
PLASTICHE
  • economicità
  • alta duttilità (cioè modellabilità)
  • leggerezza
  • impermeabilità ai liquidi
  • buona inerzia chimica
  • riutilizzabilità (lavabile)
  • riciclabilità
  • fusione a temperature medie
  • parziale permeabilità ai gas
  • resistenza limitata ad alcuni solventi organici
  • resistenza limitata agli agenti atmosferici
  • non biodegradabilità

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