Criteri di potabilità

 2  ALIMENTAZIONE E CORPO UMANO >> 6. L'acqua e le bevande analcoliche

Criteri di potabilità

Qualunque sia l’origine dell’acqua destinata al consumo umano, la legge richiede che essa si presenti pulita e salubre. In altri termini, deve possedere caratteristiche organolettiche rassicuranti, quali freschezza, limpidezza e assenza di odori anomali, e deve essere di accertata innocuità, ossia non deve contenere sostanze tossiche o microrganismi patogeni in grado di arrecare – anche solo potenzialmente – danno alla salute umana. Perché un’acqua possa essere definita potabile la legge impone di controllare alcuni valori nella sua composizione, detti genericamente parametri. I parametri da verificare sono i medesimi sia che si tratti di acque rese potabili, sia che si tratti della categoria speciale delle acque minerali naturali, anche se per queste ultime sono richiesti valori generalmente più alti (D.lgs. n. 542/92). I rilievi e i controlli sono effettuati da personale qualificato delle ASL (Aziende Sanitarie Locali) competenti per il territorio.

PARAMETRI MICROBIOLOGICI

Nei centri urbani la contaminazione delle acque potabili avviene spesso a causa di guasti nelle tubature della rete idrica, che nel sottosuolo corrono vicino a quelle fognarie, anch’esse esposte al rischio di perdite. Nelle acque sorgive l’inquinamento può essere invece riconducibile alle deiezioni derivanti da allevamenti animali.

Qualunque sia l’origine dell’inquinamento fecale, le feci rappresentano un serio fattore di rischio per la salute, poiché potrebbero contenere microrganismi patogeni la cui via di diffusione, per l’appunto, è quella fecale. Per verificare la presenza o meno di questo inquinamento, viene effettuata la ricerca di specifici batteri, quali coliformi (in particolare Escherichia coli) ed enterococchi, comuni nell’intestino dell’uomo e degli animali. La presenza nell’acqua di questi particolari microrganismi (detti indicatori) rivela una contaminazione fecale.

Inoltre, le acque destinate al consumo umano devono essere prive di Clostridium perfringens e di Pseudomonas aeruginosa. La presenza di questi batteri indica generalmente che le acque non sono state sufficientemente decontaminate. In particolare, C. perfringens rappresenta un opportuno indicatore per la presenza di organismi patogeni: infatti, il rinvenimento di spore di questo batterio nell’acqua indica la possibile sopravvivenza di virus e cisti di protozoi.

PARAMETRI CHIMICI

Nell’acqua sono naturalmente presenti molte sostanze chimiche. Alcune di esse, oltre un certo livello di concentrazione, rappresentano un pericolo per la salute del consumatore. È il caso dei metalli pesanti (piombo, cadmio, selenio e molti altri), che creano danni se si accumulano nell’organismo. Sono inclusi in questa lista anche altri ioni, fra cui i cloriti – residui del processo di potabilizzazione delle acque – e gli ioni nitrito e nitrato, costituenti di fertilizzanti e di vari antiparassitari usati nel settore agricolo. Ulteriori sostanze tossiche sono gli idrocarburi policiclici, potenzialmente cancerogeni, che si formano con l’impiego di combustibili e l’incenerimento dei rifiuti urbani.

PARAMETRI indicatori

Oltre a essere salubre, l’acqua destinata al consumo umano non deve essere sporca o colorata, né avere odore o sapore anomali. In altri termini, deve avere precise proprietà organolettiche che dipendono da altri parametri. Tra questi rientra la concentrazione di ferro, alluminio, manganese e sodio, così come quella degli ioni cloruro, ammonio e solfato.

Esistono anche criteri fisici che fissano le proprietà dell’acqua potabile entro precisi valori; è il caso della conduttività (dipendente dal numero di sali disciolti), del pH (indicatore di acidità), della temperatura e del residuo fisso (quantitativo di sostanza solida secca che rimane dopo l’evaporazione dell’acqua). Altro parametro di rilievo è la durezza dell’acqua (legato alla concentrazione di ioni Ca2+ e Mg2+).

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LA DUREZZA DELL’ACQUA

Un importante parametro dal punto di vista organolettico è la durezza totale, che indica il contenuto complessivo di sali di calcio e magnesio. La durezza totale risulta dalla somma di due componenti:

  • la durezza temporanea, che dipende dai bicarbonati presenti inizialmente nell’acqua, i quali possono essere rimossi aumentandone la temperatura; facendo bollire a lungo l’acqua, infatti, gli ioni Ca2+ e Mg2+ si legano ai carbonati e precipitano sul fondo del contenitore;
  • la durezza permanente, dovuta invece ai sali che rimangono in soluzione malgrado l’ebollizione (cloruri, solfati, nitrati e fluoruri).

La durezza dell’acqua dipende in larga misura dalla presenza di carbonato di calcio (CaCO3), responsabile anche delle incrostazioni di calcare sui metalli. Contrariamente a quanto si crede, il calcio disciolto in acqua non incide invece sulla formazione dei calcoli renali.

La durezza dell’acqua si esprime in gradi francesi (°F): un grado francese corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio per ogni litro d’acqua.

La tabella accanto mostra come vengono classificate le acque in base al loro grado di durezza.

Il calcare

Il calcare che si forma sul fondo delle pentole, all’interno dei tubi metallici di riscaldamento o sulle resistenze degli elettrodomestici è composto da incrostazioni di carbonato di calcio (CaCO3) e rappresenta un tipico esempio della durezza temporanea dell’acqua. La capacità dei tubi o delle superfici metalliche di diffondere calore risulta molto affievolita in presenza di tali depositi di calcare. Per comprendere come si forma il calcare basta considerare la seguente reazione: in condizioni normali c’è un equilibrio fra gli ioni bicarbonato (HCO3) e carbonato (CO32– ) presenti nell’acqua. Non appena si inizia ad aumentare la temperatura, l’anidride carbonica (CO2) disciolta in acqua tende a passare alla fase gassosa e ciò sposta l’equilibrio della reazione verso destra, favorendo la formazione dei carbonati. Via via che aumentano i carbonati, una parte di questi escono dalla soluzione e precipitano assieme agli ioni Ca2+, formando cristalli di carbonato di calcio, insolubili in acqua e dunque responsabili delle incrostazioni. Anche gli ioni Mg2+ seguono un comportamento simile, ma sono generalmente presenti in quantità minore rispetto agli ioni calcio.

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