L'acqua destinata al consumo umano

 2  ALIMENTAZIONE E CORPO UMANO >> 6. L'acqua e le bevande analcoliche

L’acqua destinata al consumo umano

Prima ancora di essere una bevanda, l’acqua è una necessità per tutti gli organismi viventi, tanto che nel 2010 l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile come diritto umano fondamentale. L’acqua è oggi più che mai al centro di interessi di natura ambientale ed economica, anche a causa del progressivo inquinamento delle acque dolci riconducibile alle attività umane.

Quando l’acqua segue il proprio ciclo naturale senza interferenze, è quasi sempre potabile, ossia adatta a essere bevuta senza danni alla salute, ma quando ne alteriamo il percorso e la utilizziamo per le nostre esigenze (allevamenti, coltivazioni, distribuzione nei centri urbani), l’acqua può essere contaminata da sostanze e organismi molto pericolosi per la nostra salute. Si rendono quindi necessari trattamenti di potabilizzazione. In Italia è il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001 a stabilire con precisione le caratteristiche che l’acqua deve presentare per essere considerata potabile. Per definizione, l’acqua potabile è un’acqua «limpida, inodore, incolore, insapore e innocua, priva cioè di microrganismi patogeni e sostanze chimiche nocive per l’uomo».

Lo stesso decreto definisce anche cosa s’intende per acque destinate al consumo umano, categoria in cui rientrano tutte le acque destinate a essere bevute o usate nella preparazione degli alimenti, in ambito domestico e industriale, qualunque sia l’origine e il tipo di fornitura (rete idrica, contenitori, cisterne). È importante comprendere che sono escluse da tale normativa le acque cosiddette “minerali naturali”, caratterizzate da proprietà terapeutiche o medicinali: in questa categoria rientrano tutte quelle vendute in bottiglia da aziende commerciali.


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