SLOW FOOD insegna...

VIVA LA PASTA!

Antipasto, primo, secondo (con contorno), dessert. Questa è la sequenza delle portate del classico “pranzo all’italiana” derivato dal pasto “delle feste” del passato. Ma come nei secoli scorsi anche oggi, sempre più spesso, soprattutto la pausa pranzo si riduce nella quotidianità a un “piatto unico” che, in una sola portata, racchiude molte delle necessarie sostanze nutrienti. Per quanto nelle sue forme moderne il piatto unico sia di derivazione nordeuropea e statunitense, la tradizione del piatto unico – il timballo, per esempio, ma anche l’insalatona ben condita – ha origine anche nella cultura contadina, con la sua cucina semplice fatta di assemblaggi di carboidrati, grassi e proteine, non necessariamente animali, per esempio pasta e fagioli, polente conce, couscous, zuppe di pesce, tielle...
Anche preferendo un piatto unico o un menu classico ridimensionato, raramente noi italiani rinunciamo al “primo”, inteso nel suo significato nostrano: una pasta, per lo più asciutta, condita con ragù di carne o altri sughi spesso a base di pomodoro; oppure, in alternativa, una minestra brodosa di ortaggi o legumi con o senza impasti di farina e acqua, carne o uova.
Tra i piatti simbolo dell’Italia nel mondo, la pastasciutta occupa con la pizza, ma da più tempo della pizza, un incontestabile primo posto. Viva la pasta dunque, nelle moltissime interpretazioni legate alle varie regioni e ai tanti campanili! Sotto questo aspetto, possiamo considerare il nostro Paese grossolanamente diviso tra un Nord delle tipiche preparazioni fresche, e spesso farcite, di farina di frumento e uova, e un Sud dove l’ingrediente principe è la semola di grano duro. Mille formati, mille condimenti e mille ricette di pasta, dunque, ma con un denominatore comune: la cottura al dente, espressione solo italiana che, in nome del piacere planetario oltre che dell’orgoglio nazionale, ci auguriamo risuoni sempre più spesso nelle cucine e attorno alle tavole di tutto il mondo.


Il nuovo Sarò Chef
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