▶ Impiego di additivi con funzione conservativa
Il progresso della scienza e dell’industria ha portato all’isolamento di alcune molecole che, per i loro effetti chimici, si sono rivelate utili nel settore alimentare, in particolare per quello orientato al commercio.
Queste sostanze, definite additivi alimentari (o conservanti), costituiscono una “ famiglia” molto eterogenea (alcune sono sintetiche e altre naturali). Nel loro insieme sono accomunate dal fatto di migliorare le caratteristiche organolettiche, di conservabilità e di produzione degli alimenti; generalmente sono prive di potere nutritivo e il loro impiego a fini alimentari è autorizzato solo se ritenuto indispensabile.
Pur essendo presenti in quantità minime fra gli ingredienti, il tipo e la quantità di additivo alimentare incide sull’aspetto salutistico di un alimento.
Esiste una regolamentazione europea, costantemente aggiornata, che elenca oltre un migliaio di additivi alimentari il cui impiego è autorizzato. Ognuno di essi è identificato con la sigla E seguita da 3 o 4 cifre. Devono comparire sull’etichetta alimentare, nell’elenco degli ingredienti, con la categoria di appartenenza seguita dal loro nome tecnico (per esempio, “antiossidante: acido citrico”), oppure dalla sigla di catalogazione dell’UE (per esempio, “antiossidante: E330”).
L’attuale classificazione adottata dal Regolamento UE n. 1129/2011 suddivide gli additivi in tre grandi categorie:
- coloranti;
- edulcoranti;
- additivi diversi da coloranti e edulcoranti.
L’industria della conservazione alimentare impiega molecole con funzione antimicrobica, antiossidante o acidificante (l’ambiente acido è infatti sfavorevole allo sviluppo dei microrganismi). Tali additivi sono compresi tra E200 ed E370 e sono classificati tra quelli ”diversi da coloranti e edulcoranti”.