Le contaminazioni

 3  LA TECNOLOGIA APPLICATA ALL’ALIMENTAZIONE >> 10. La contaminazione degli alimenti

Le contaminazioni

In generale possiamo dire che un alimento si contamina quando entra in contatto con elementi estranei che lo rendono pericoloso, o potenzialmente tale, per la salute di chi lo consuma. La presenza di fattori contaminanti non causa necessariamente il deterioramento degli alimenti e spesso non è rilevabile dai sensi. Considerando anche i volumi e l’estensione geografica degli attuali scambi di prodotti alimentari, il rischio legato alle contaminazioni dei cibi è oggi molto elevato.

Negli ultimi decenni si sono verificate infatti diverse epidemie globali di origine alimentare che hanno portato ad alzare la soglia di attenzione sull’igiene e la sicurezza di ciò che mangiamo, dalla sua produzione alla sua vendita.

La FAO (Food and Agriculture Organization) rappresenta a livello mondiale un organo di vigilanza e sensibilizzazione sui rischi di contaminazione di cibo e acqua. In Europa l’autorità con il compito di valutare i rischi relativi alla sicurezza degli alimenti e dei mangimi è rappresentata dall’EFSA (European Food Safety Authority).

In base all’intenzionalità, una contaminazione può essere:

  • dolosa, quando è il frutto di un’azione intenzionale, destinata a migliorare l’aspetto di un alimento senza curarsi delle possibili conseguenze per la salute. In termini legali si tratta di azioni definite sofisticazioni o più genericamente frodi alimentari;
  • colposa, quando è il risultato di un’azione involontaria, dovuta a negligenza, imperizia, imprudenza o mancata osservanza dei protocolli d’igiene o dei disciplinari di produzione.

In base alla loro natura, gli agenti contaminanti si distinguono in:

  • contaminanti fisici: sono rappresentati da oggetti, frammenti di materiali e particelle solide inorganiche che possono finire nel cibo, spesso provenienti dai macchinari usati nell’industria alimentare oppure da elementi di origine umana. Un particolare tipo di contaminazione fisica è rappresentato dalle emissioni prodotte da alcuni radioisotopi;
  • contaminanti chimici: includono sostanze chimiche più o meno tossiche generalmente riconducibili ai prodotti usati in agricoltura per stimolare la crescita dei raccolti e tenere sotto controllo le erbe infestanti e gli animali nocivi;
  • contaminanti biologici: riguardano gli organismi biologici o le sostanze da essi prodotte, presenti negli alimenti e in grado di arrecare danno alla salute una volta ingeriti.

In base agli effetti, i contaminanti possono causare:

  • intossicazioni acute, quando gli effetti collaterali insorgono in modo improvviso ed evidente. In questi casi la reazione al contaminante è tanto più violenta quanto maggiore è la dose a cui ci si è esposti;
  • intossicazioni croniche, quando le manifestazioni dovute alla contaminazione compaiono in un arco temporale lungo, a seguito di esposizione prolungata. In questi casi gli effetti collaterali possono avere varia intensità e comparire in momenti differenti a seconda della dose di esposizione.

L’EFSA

L’EFSA nasce nel 2002, con sede a Parma. È finanziata dal bilancio dell’Unione Europea, ma opera in modo autonomo sia rispetto alla Commissione e al Parlamento europei sia rispetto agli Stati membri. Fornisce consulenza scientifica ai singoli Paesi e agli organismi dell’Unione, informandoli sui rischi esistenti ed emergenti. Si è occupata di valutare la sicurezza di fitofarmaci, additivi e organismi geneticamente modificati, ma anche di affrontare problemi causati da contaminazioni chimiche e biologiche.

La FAO

La FAO, fondata nel 1945 dalle Nazioni Unite, dal 1951 ha sede a Roma. Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, è stata costituita con l’intento primo di ridurre la fame nel mondo. La FAO aiuta i suoi Paesi membri (attualmente 191 più l’Unione Europea), a produrre e attuare programmi di sicurezza alimentare e a orientare la produzione agraria verso un miglior rapporto ambiente-energia-sostenibilità. In questi anni si è concentrata in particolare sulla prevenzione delle emergenze dovute alle malattie transfrontaliere degli animali e delle piante. Ha istituito il giorno mondiale della fame (il 16 ottobre) e ha redatto il Codex Alimentarius, testo di riferimento per tutte le nazioni contenente regole e normative per proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali.

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La contaminazione fisica

La contaminazione fisica degli alimenti può derivare dalle materie prime utilizzate nel processo produttivo o può avvenire nelle fasi di lavorazione. Tra le materie prime, gli ortaggi, la frutta e la verdura sono gli alimenti maggiormente esposti al rischio di tale contaminazione. Varie possono essere le ragioni per le quali frammenti di terra o di qualunque altro materiale finiscano incorporati nel cibo: le intemperie, l’usura o la scarsa manutenzione dei macchinari, l’inesattezza nelle calibrazioni o nei dosaggi, la distrazione o l’imperizia di un operatore.

A seconda delle loro caratteristiche, distinguiamo diverse tipologie di contaminanti fisici.

  • Terra, terriccio e sassolini sono con­taminanti tipici di verdure, legumi e cereali fatti crescere in campo. Oltre a rappresentare una minaccia di tipo igienico, costituiscono una possibile causa di irritazione per le vie respiratorie, fino al pericolo di lesioni o di soffocamento.
  • Schegge e pezzi di metallo, plastica, vetro, legno o altri materiali causano danni paragonabili a quelli causati da materiale terroso. Si può trattare di parti solide staccatesi dai macchinari o piccoli oggetti persi dagli operatori alimentari.
  • Elementi di origine umana quali peli, capelli, unghie e persino denti sono forme di contaminazione molto comuni e repulsive, ma fortunatamente a basso rischio. Per tale ragione è di legge l’obbligo di usare per gli alimentaristi cuffie e guanti durante il lavoro.

Per ridurre il rischio di contaminazione fisica, per l’ortofrutta si può ricorrere all’idrocoltura (o coltura idroponica), ossia facendo crescere le piante su terreni sintetici e irrigandole con acqua contenente i nutrienti nelle proporzioni normalmente presenti nel suolo.

Nella lavorazione di sfarinati o macinati di varia natura si introducono spesso delle calamite per rimuovere residui metallici, mentre l’impiego di setacci e filtri permette di trattenere particelle indesiderate anche dai liquidi.

In tutti i casi in cui è possibile, è comunque buona norma igienica lavare accuratamente i prodotti prima di cucinarli e consumarli.

Rientra nella contaminazione fisica anche la contaminazione radioattiva, dovuta alle particelle radioattive che, a causa di esperimenti o incidenti nucleari, ricadono al suolo dall’atmosfera entrando nella catena alimentare. Questa contaminazione risulta particolarmente insidiosa poiché non può essere in alcun modo rilevata con i sensi, e oltretutto non vi è modo di decontaminare il cibo dagli agenti radianti. Incidenti in impianti nucleari (l’ultimo a Fukushima, in Giappone, nel marzo del 2011) o gestioni scorrette dei rifiuti nucleari sono cause possibili della dispersione nell’acqua, nei terreni e nell’aria circostanti di particelle radioattive. Isotopi come il radio-226, lo iodio-131 e lo stronzio-90 emettono radiazioni che provocano mutazioni nel DNA.

Le mutazioni, in chi si espone a tali radiazioni, o assume cibo contaminato, possono causare sia insorgenza di tumori, sia malformazioni nella discendenza. Inoltre alcune particelle radioattive, una volta ingerite, finiscono incorporate nell’organismo, emettendo radiazioni per tutta la vita. Lo stronzio-90 è un esempio di radionuclide che può sostituirsi al calcio nello scheletro e divenire una causa interna di intossicazione cronica e di mutazioni.

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