T4 - Carlo Severi, Una storia hasidim

PAROLA D AUTORE | T4 Carlo Severi Il percorso e la voce. Un antropologia della memoria, Einaudi, Torino 2004, pp. 3-6 Una storia hasidim Nel libro Il percorso e la voce, l antropologo Carlo Severi analizza i modi di fare memoria tipici delle società non occidentali a tradizione orale. Il libro si apre con l analisi di una storia tratta dalla tradizione ebraica chassidica che mira a far riflettere su come, anche in una religione fondata sul libro e sulla scrittura, la narrazione orale sia comunque fondamentale per la costruzione della memoria. Così racconta una storia ebraica, della tradizione hasidim: Il padre di mio nonno, per onorare Dio, usciva di casa prestissimo, alle prime luci dell alba. Andava nel bosco, seguendo un sentiero che solo lui conosceva. Arrivato vicino a una sorgente, si metteva di fronte a una grande quercia, e cantava in ebraico una preghiera solenne, antica e segreta. Suo figlio, il padre di mio padre, usciva anche lui di casa molto presto, e andava nel bosco seguendo il cammino che il padre gli aveva mostrato. Solo che lui, che aveva il respiro pesante e tanti guai nella testa, si fermava prima. Aveva trovato una betulla vicino a un ruscello, davanti alla quale cantava la preghiera ebraica che aveva imparato a memoria da bambino. E così, anche lui onorava Dio1. Suo figlio maggiore, mio padre, aveva meno memoria, era meno pio, e aveva una salute meno vigorosa. Così, non si alzava più così presto, andava giusto vicino a casa, in un suo giardino dove aveva piantato un alberello, e, in modo molto più impreciso, mormorava qualche parola ebraica, spesso zeppa di errori, per onorare Dio. Io, che non ho né memoria né tempo, ho dimenticato dove si trovava il bosco, non so più 1. Questa storia è raccontata da Eliezer Wiesel in Celebrazione hassidica, Ritratti e leggende, trad. it. Spirali, Milano 1987. 254 | UNIT 6 | nulla di ruscelli o di fonti, non sono più in grado di recitare nessuna preghiera. Però mi alzo presto e racconto questa storia: e questo è il mio modo di onorare Dio. Questa storia è meno semplice di quanto sembri. A prima vista, il senso può apparire ovvio: si tratta di un apologo2. Un apologo sulla memoria che gradatamente scompare. Di generazione in generazione, sembra dire il narratore, tutto si perde. Le informazioni che non sono messe per iscritto (il bosco, il sentiero, il prato, la collina, la quercia), come i dettagli del canto in onore di Dio che il capostipite della famiglia del narratore seguiva con tanto scrupolo, 2. Un tipo di favola caratterizzato da uno spiccato senso allegorico e morale.

I colori dell’Antropologia
I colori dell’Antropologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane