I colori dell’Antropologia

consideriamo l inizio del Salmo 23, cioè la frase: Il Signore è il mio pastore . Siamo nell ambito di una popolazione pastorale del Medio Oriente, all epoca del re Davide, il secondo re di Israele, intorno al I millennio a.C. Per questa popolazione di pastori non esistono denotativi adeguati per poter esprimere le caratteristiche di una divinità. Si potrebbe dire che il Signore è buono , oppure premuroso , ma non sarebbero termini adeguati per definire la totalità della sua essenza divina. Meglio utilizzare una metafora. La metafora compie una mappatura del dominio bersaglio a partire dai termini di un dominio sorgente . In questo caso il cosiddetto dominio bersaglio è la divinità (il Signore): che è altissimo, fondamentale, ma le cui doti non sono facili da esprimere e comunicare; il dominio sorgente è la pastorizia (il mio pastore): un campo semantico relativo a tutti gli elementi concreti, gli oggetti, le azioni, i valori della quotidianità di pastori, un attività profondamente conosciuta e caratterizzante. Con l uso di questa metafora s intende dire implicitamente che le caratteristiche denotative della divinità, il Signore, sono quelle di un pastore: egli protegge le pecore dai predatori, le cura, le ama, le conosce una per una, le guida, le porta al pascolo. La metafora cognitiva non si limita dunque a descrivere, ma aiuta a comprendere: nel nostro esempio, tramite l associazione (mappatura) dei termini di un campo semantico noto (la pastorizia) a quelli di un campo semantico ignoto e difficilmente comunicabile a parole (la divinità). Come hanno sostenuto il linguista George Lakoff (n. 1941) e il filosofo Mark Johonson (n. 1949), nel loro fondamentale volume Metafora e vita quotidiana (1980), il punto essenziale sul piano antropologico è che, per poter comprendere e utilizzare le metafore, gli interlocutori devono conoscere profondamente il medesimo contesto sociale e culturale da cui i campi semantici sono tratti. Se voglio capire perché qualcuno pensa che Marco sia un pavone, devo conoscere Marco, ma soprattutto devo aver visto almeno una volta i pavoni. Se voglio capire perché in quella popolazione, pregando, si dice Il Signore è il mio pastore , devo conoscere bene il mondo quotidiano della pastorizia, i gesti, le azioni, i valori, tutto ciò che lega, anche affettivamente, le comunità pastorali ai loro animali. Se ci rivolgessimo a un antropologo per chiedergli un consiglio su come studiare le credenze religiose di quella popolazione, probabilmente ci direbbe: «Non fare domande sulla divinità, fai domande sulla pastorizia e vivi per un po fra i pastori . Anche dallo studio delle metafore ricaviamo che la lingua è profondamente immersa nella cultura e che lingue e culture non si possono studiare e comprendere in modo separato. Perciò gli antropologi sono soliti studiare la lingua nel suo contesto d uso, non solo in astratto, ma concretamente nei modi con cui le persone si esprimono, cioè dal punto di vista della etnopragmatica | APPROFONDIAMO|. ESEMPIO: etnopragmatica: disciplina che analizza l uso contestuale della lingua e gli scambi verbali tra i parlanti all interno del loro quotidiano e in relazione all agire sociale di particolari gruppi. 230 | UNIT 6 |

I colori dell’Antropologia
I colori dell’Antropologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane