2. La comunicazione verbale e il contesto

2. La comunicazione verbale e il contesto relativismo linguistico: concetto elaborato dai linguisti Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf secondo cui la lingua non solo codifica l esperienza, ma orienta la percezione degli individui, plasmandone la visione del mondo. | T1 Language and Thought p. 249 | T2 Il nuovo mondo p. 250 2.1 IL RELATIVISMO LINGUISTICO | Negli anni Venti del Novecento, Bronis aw Malinowski | UNIT 1, p. 35|, in base alle sue ricerche etnografiche fra i Trobriandesi del Pacifico occidentale, aveva affermato «l importanza del contesto e della conoscenza dei presupposti culturali condivisi dagli individui per poter comprendere gli enunciati verbali . Più o meno nello stesso periodo anche Franz Boas | UNIT 1, p. 31| aveva richiamato l attenzione sullo stretto legame fra lingue e culture. Attraverso i suoi studi sulle lingue native del Nordamerica aveva criticato la classificazione evoluzionistica delle lingue del mondo elaborata dai linguisti nella seconda metà dell Ottocento. Si parlava all epoca di lingue superiori e inferiori, si distingueva fra lingue civilizzate e lingue primitive, ponendo al vertice della gerarchia evoluzionista la famiglia linguistica indoeuropea e il latino. Boas al contrario dimostrò che, dal punto di vista logico e funzionale, tutte le lingue sono equivalenti, non è possibile disporle in scale evolutive di superiorità o inferiorità; ogni lingua deve poter essere compresa nel contesto culturale a cui appartiene. In antropologia culturale divenne quindi sempre più importante studiare il legame fra lingua, cultura e pensiero, e questo tema cominciò a essere al centro di dibattiti interdisciplinari con la linguistica e la psicologia. In particolare, i due antropologi e linguisti statunitensi, Edward Sapir (1884-1939) e Benjamin Lee Whorf (1897-1941), fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento dettero un fondamentale contributo al dibattito in corso introducendo il concetto di relativismo linguistico. Notando che lingue diverse spesso descrivono la stessa situazione in modi grammaticalmente diversi, sostennero che la lingua ha il potere di plasmare la visione del mondo. La struttura e il vocabolario di una lingua derivano infatti dall esperienza e ne sono una codificazione simbolica, ma a loro volta le strutture linguistiche orientano la percezione degli individui sulla base di quell esperienza codificata, determinando la particolare visione del mondo che essi possiedono. Sapir in particolare sosteneva che il mondo reale è in larga misura costruito inconsapevolmente proprio a partire dalle abitudini linguistiche dei vari gruppi linguistici. Negando l idea che le parole possano essere delle semplici etichette che si appongono sulle cose e sulle esperienze, egli affermò con forza il principio di relativismo linguistico in questi termini: «i mondi in cui società diverse vivono sono mondi diversi, non semplicemente lo stesso mondo con etichette diverse . Anche Whorf fu dello stesso avviso: le differenze fra questi mondi sono tali che nessuna traduzione consente di oltrepassarle, l uomo può pensare solo ciò che può dire, la lingua non solo rappresenta il mondo, ma di fatto lo costruisce. Questa si chiama ipotesi forte del principio di relativismo linguistico di Sapir-Whorf, e la si può rendere con un esempio relativo al genere. | Linguaggi e forme espressive | 225

I colori dell’Antropologia
I colori dell’Antropologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane