La luce del futuro - volume C

Il mito greco e romano ANALISI Un amore impossibile La storia d amore di Piramo e Tisbe inizia in crescendo: il giovane, che secondo un motivo tradizionale è il più bello tra i suoi coetanei, e la ragazza, unica per le sue qualità in tutto l Oriente, si conoscono presto grazie alla vicinanza delle case e si innamorano (vv. 55-60). La loro vicenda sarà un susseguirsi di ostacoli e di rimedi fortuiti: il primo, l opposizione delle famiglie, è superato grazie alla presenza di un buco nella parete che separa le due abitazioni (Quel difetto, ignoto a tutti per centinaia d anni (cosa mai / non scopre l amore?), voi, innamorati, per primi lo scorgeste / e l usaste come via per parlarvi, vv. 67-69). Piramo rimprovera e ringrazia allo stesso tempo quel foro, che permette loro di parlarsi e confessarsi i sentimenti reciproci, ma impedisce di unire le rispettive labbra e suggellare la loro passione con un bacio (vv. 73-80). L incontro segreto e un tragico equivoco A imprimere una svolta alla situazione è la decisione dei due giovani di fuggire nottetempo di casa e darsi appuntamento fuori città al sepolcro di Nino, all ombra di un gelso bagnato dalle vicine acque di una sorgente (vv. 81-92). La prima ad arrivare è la ragazza, resa intrepida dalla passione: l incanto della notte è però presto rotto dal sopraggiungere di una leonessa che spinge Tisbe a rifugiarsi in un antro vicino. La sorte vuole, tuttavia, che la ragazza dimentichi il velo sotto l albero e che la belva, reduce dalla strage di un gregge, lo macchi di sangue (vv. 93-104). All arrivo sul luogo del convegno, Piramo trova uno scenario che sembra un inequivocabile teatro di morte: alle poco rassicuranti orme della belva sul terreno si aggiunge la vista del velo insanguinato della sua Tisbe. In sé non sono certo prove ineludibili di morte della giovane, ma un animo innamorato non analizza razionalmente i fatti e trae subito le sue conclusioni, dettate dalla passione. Convinto che Tisbe sia morta per colpa sua, a causa dell improvvida decisione di incontrarsi in un luogo pericoloso, esplode in uno struggente monologo, che rivela la sua intenzione di uccidersi: «Una, una sola notte , gridò, «manderà a morte due innamorati (v. 108). Il sangue che schizza a fiotti generosi dal corpo macchia i frutti bianchi dell albero di gelso (vv. 125-127). Il ritorno tardivo di Tisbe Quando Piramo ormai è ferito a morte dal suo stesso pugnale, Tisbe esce dal rifugio e ritorna sul luogo del mancato appuntamento, ma stenta a riconoscere l albero: i suoi frutti, infatti, non sono più bianchi come prima (vv. 128-132). Al particolare naturalistico subentra la vista raggelante di un corpo agonizzante, nel quale riconosce Piramo. La ragazza gli si rivolge disperata, chiedendo che cosa lo abbia strappato alla vita e a lei stessa: riscosso dalla voce di Tisbe, Piramo apre gli occhi un ultima volta e muore (vv. 142-146). Ormai priva del suo unico motivo di vita, Tisbe decide di raggiungere l amato lasciandosi cadere sulla lama del pugnale ancora calda di sangue. Non manca, tuttavia, di rivolgere ancora un apostrofe ai genitori, che avevano impedito la loro unione, e all albero del gelso, chiamato a ricordare l amore dei due giovani cambiando per sempre il colore del suo frutto, da bianco in nero: E tu, albero che ora copri coi tuoi rami il corpo sventurato / d uno solo di noi e presto coprirai quelli di entrambi, / serba un segno di questo sacrificio e mantieni i tuoi frutti / sempre parati a lutto in memoria del nostro sangue! (vv. 158-162). La morte comune vale così a rendere eterno l amore dei due giovani, che sulla terra è stato condannato all infelicità. Il motivo eziologico Nel riferire questa vicenda di un amore tenero e tragicamente coraggioso, Ovidio persegue un obiettivo che non è solo legato al piacere della narrazione, arte della quale è maestro. La mitologia greca e romana, infatti, si cimentava spesso nel tentativo di dare una spiegazione ai fenomeni dell universo della physis (la natura). La vicenda di Piramo e Tisbe, modello illustre di tante storie d amore basate su di un equivoco che induce un personaggio a darsi la morte, fatto che determina poi il suicidio dell amato, vuole anche spiegare il motivo dell esistenza dei gelsi neri accanto ai gelsi bianchi: la ricerca di una causa attraverso il ricorso alla mitologia prende il nome di eziologia. Di questa arte i Greci furono antesignani: l avvicendarsi del dì e della notte, l alternarsi ciclico delle stagioni, il canto dell usignolo, in sostanza ogni fenomeno naturale determinava una spinta della fantasia alla ricerca di una spiegazione verosimile. A fornire una risposta poetica a questo tipo di domande era proprio il mito. 83

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Epica