Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE In effetti, nei primi decenni del Novecento il sistema teatrale italiano conosce profondi cambiamenti legati alla crescente industrializzazione dello spettacolo teatrale. Diventa prioritaria l esigenza del profitto, che condiziona le intenzioni e i programmi dei capocomici, degli agenti, dei consorzi che dirigono le diverse sale, degli stessi autori i quali ricercano il guadagno tramite il favore accordato dal pubblico ai loro testi. Ciò spiega la tendenza alla normalizzazione che coinvolge gran parte della vita teatrale italiana condizionandone le forme, i linguaggi e gli obiettivi. Il successo arride soprattutto al varietà, un genere che dà spazio alla rappresentazione più che al testo scritto, componendosi di un susseguirsi di numeri diversi, rappresentati, oltre che sulla scena dei teatri, nei cosiddetti cafè-chantant (in italiano, caffè concerto ). Interpreti dotati di eccezionale inventiva danno vita a performance seguite da un pubblico di varia estrazione sociale e culturale: è il caso dei romani Leopoldo Fregoli (1867-1936), noto soprattutto per il suo talento di mimo e trasformista, ed Ettore Petrolini (1888-1936), maestro di comicità, protagonista dell avanspettacolo al quale si ispirerà, a partire dagli anni Trenta, anche il principe della risata , il napoletano Antonio de Curtis (1898-1967), in arte Totò. Eduardo De Filippo porta sulla scena la quotidianità del mondo popolare e piccolo borghese; ne ritrae le problematiche, affrontando in chiave comica anche questioni universali. Eduardo De Filippo e il teatro dialettale napoletano Proprio a Napoli si sviluppa la grande stagione del teatro dialettale, che rielabora la materia di diversi repertori di intrattenimento popolare, dalla sceneggiata al varietà stesso. A inaugurare questa tradizione sono due autori, Eduardo Scarpetta (1853-1925) e Raffaele Viviani (18881950): il primo, attivo già dalla fine dell Ottocento, autore di commedie ispirate alla vivace umanità della plebe partenopea (tra queste, Miseria e nobiltà, da cui, nel 1954, sarà tratto il celebre film con la memorabile interpretazione di Totò); il secondo, autore e attore di un teatro versatile, che fonde musica e parola nella rappresentazione di una Napoli vista dal suo interno, nell allegria ma anche nella sofferenza del suo popolo. La lezione di questi due autori influenza l arte di uno dei più grandi uomini di teatro del Novecento: Eduardo De Filippo (1900-1984). Uomo di teatro De Filippo lo è stato appieno: formatosi calcando le scene popolari napoletane, figlio d arte (il padre naturale era Scarpetta), egli ha composto capolavori nati direttamente dalla pratica teatrale: testi in cui si compenetrano l oralità e la scrittura, la corporeità e la voce, in una fusione perfetta dei diversi ruoli, da lui assunti, di autore, attore e regista. Collaboratore di Pirandello, di cui tradusse in dialetto napoletano alcune opere, De Filippo porta sulla scena il mondo del popolo e della piccola borghesia con personaggi sempre in bilico tra tragedia e commedia, saggezza e passioni, affetti familiari e interessi economici. Su questo universo animato da patimenti e sussulti di eroismo quotidiano, De Filippo getta uno sguardo intransigente ma al tempo stesso partecipe e carico di umana pietà: la sua è una comicità che non si accontenta del facile divertimento della farsa di avanspettacolo (alla cui tradizione, d altro canto, attinge a piene mani), ma aspira a toccare problemi universali grazie a un realismo pensoso e disincantato e a un autentica adesione a un mondo dignitoso fatto di miserie e drammi di tutti i giorni, che solo l autenticità del dialetto può rappresentare senza paternalismo e filtri sublimanti. Nel teatro di regia emerge la figura del regista, che imprime allo spettacolo un significato e un orientamento precisi. L attenzione dei grandi registi è rivolta soprattutto a un educazione politica. L avvento dei grandi registi Nel secondo dopoguerra acquista un importanza preminente la figura del regista, a cui viene demandata la progettazione culturale nonché il significato stesso da attribuire allo spettacolo nel contesto della società italiana. Il cosiddetto teatro di regia adempie infatti a un chiaro intento educativo e politico, come dimostra l appartenenza militante alla sinistra italiana dei suoi massimi interpreti, da Luchino Visconti (1906-1976) a Luigi Squarzina (1922-2010) a Gianfranco De Bosio (n. 1924). 830 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi