Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE Tale impegno ideologico è visibile anche nella diffusione, capillare soprattutto dagli anni Settanta, dei Teatri stabili, che nascono con il proposito dichiarato di intrecciare rapporti sempre più stretti tra il teatro e il suo pubblico di lavoratori, studenti, operai. La prima e più significativa esperienza è quella del Piccolo Teatro di Milano, fondato nel 1947 da Paolo Grassi (1919-1981) e Giorgio Strehler (1921-1997) con lo scopo programmatico di offrire un vero e proprio servizio civile alla popolazione, proponendo accanto ai grandi classici della tradizione europea (da Goldoni a C echov) spettacoli di autori contemporanei (soprattutto Brecht). A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta riemerge la figura del grande attore. Carmelo Bene e Dario Fo sono gli autori più importanti. L istrione e il giullare: Carmelo Bene e Dario Fo Non viene meno tuttavia una diversa tendenza del teatro italiano, più incline a sperimentare nuove soluzioni espressive e a promuovere una più decisa reinvenzione del testo. Come nel resto del mondo, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, si sviluppano fenomeni di avanguardia, che reagiscono allo strapotere del cinema e della televisione cercando spazi nuovi, al di fuori dei circuiti tradizionali: strade, piazze e luoghi pubblici di diversa natura ospitano rappresentazioni improvvisate, con scenografie assenti o ridotte al minimo, di testi inediti o classici, ma rivisitati liberamente. Riemerge la figura del grande attore, capace con la sua presenza scenica, spesso istrionica o provocatoria, di toccare i nervi dello spettatore prima ancora che il suo pensiero. A questa schiera di artisti appartengono i due più importanti autori italiani degli ultimi decenni: il pugliese Carmelo Bene (1937-2002) e il lombardo Dario Fo (1926-2016). Il primo, dotato di inesauribile creatività, è stato senza dubbio il personaggio più eversivo, ma anche più complesso della scena italiana. Figura scomoda e del tutto estranea alle logiche e alle attività delle compagnie istituzionali, Bene mette in atto una prassi di scrittura scenica che lo porta a eliminare tutte le parti da lui ritenute inutili e al contempo a dare preminenza alla voce, usata come lo strumento principale dello spettacolo. Con un virtuosismo accompagnato da una certa dose di narcisismo, egli rilegge, ricrea, perfino manipola i classici della tradizione (Shakespeare, ma anche capolavori dell Ottocento, come Pinocchio), recupera la lezione del Futurismo, scrive nuovi copioni (il più significativo si intitola Nostra signora dei Turchi, allestito nel 1968) sempre all insegna della rottura, nel tentativo di sottrarre al teatro ogni orpello, scenografico o decorativo. All umorismo paradossale, alla comicità dissacrante venata di polemica sociale e politica, all uso innovativo del linguaggio è legata invece l opera drammaturgica di Dario Fo. Premio Nobel per la letteratura nel 1997, quest altro grande uomo di teatro ha sfruttato la mimica, la gestualità e la voce per ridare nuova vita alla tradizione popolare e giullaresca, coniugando le forme espressive tipiche della Commedia dell arte con un idea epica e narrativa del teatro, orientata alla denuncia delle falsità e delle ingiustizie della società contemporanea. Come un moderno cantastorie, Fo abbandona il circuito canonico dei teatri ufficiali per diffondere presso un pubblico quanto mai eterogeneo il proprio estro fatto di giochi di parole, paradossi, travestimenti ed enfatizzato dall uso del grammelot, una lingua inventata che mescola antichi dialetti padani fino a dissolversi in pure sonorità, oltrepassando le regole grammaticali. Nel teatro di narrazione il palco è dominato dagli attori, che con le parole e la gestualità riescono ad attirare l attenzione del pubblico. Gli spettacoli si risolvono spesso in monologhi di un solo attore. I nuovi cantastorie: il teatro di narrazione Fo è senz altro l interprete più originale di un teatro di narrazione in cui il racconto prevale sul dialogo e gli attori, più che incarnare dei personaggi, sono persone narranti: con la voce, la parola, ma anche con il linguaggio del corpo. Solo sul palcoscenico, con una scenografia ridotta all osso (o addirittura assente), l artista parla direttamente agli spettatori, proprio come accadeva agli intrattenitori ambulanti di un tempo, che giravano piazze e feste rievocando le IL GENERE / IL TEATRO DEL NOVECENTO / 831

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi