Classe di letteratura - volume 3B

70 75 80 85 90 95 100 vivande e facendo i morti di fame con le infermiere che così si commuovono e passano le bifsteck,29 gratis. Dormiamo sempre lì in Rue des Tanneurs in uno scantinato che è poi una cave30 immensa e anche bella e con un odore buonissimo di margarina fritta e io ci sto bene e penso anche il Gigi. [ ] Il lavoro termina nel volgere di quattro settimane. Abbiamo rimesso a nuovo tre stanzoni, un paio di uffici e tante piccolissime cellette per le visite del medico, ognuna con il vestibolo che dà in un altro stanzino d attesa e finalmente nell ambulatorio ed è stato veramente faticoso verniciare dentro quei labirinti con la pittura bianca che colava dal soffitto sulle nostre teste e appiccicava i capelli e il viso e le braccia nude e dopo nella lavanderia nemmeno la doccia, sedevamo in fila negli scompartimenti dei grandi lavandini di cemento come in una tinozza e a turno giù secchi d acqua gelata uno in faccia all altro, tutto un guerreggiare di spruzzi e shampoo e grida poliglotte nel cantinone lavatoio. Per la prima volta Mme Lévy-Glady, sua maestà la direttrice, si fa viva con un paio di assistenti. Viene a visionare il lavoro ma non si complimenta. Dice che per i soldi che ci ha dato non è affatto un buon lavoro e questo lo riferirà agli I.B.O.31 che le han mandato gente straccia e fannullona, come per esempio les italiens.32 Gigi le grida vaffanculo ma lei naturalmente non afferra. Poi dice che abbiamo tre giorni di tempo per lasciare la sua clinica di beneficenza, ma non di più, in fondo è già fin troppo buona che ci lascia soggiornare per il fine settimana e poter così visitare i pizzi delle beghine,33 giù ai musei che ancora non si è potuto farlo per l orario di lavoro e non si possono mica mandare a casa i turisti senza che abbiano apprezzato le meraviglie di Bruxelles. I primi che se ne partono sono gli svizzeri che andranno a Parigi e così per la sera combiniamo un gran ristoro d addio, noi cuoceremo gli spaghetti, Ibrahim preparerà il cous-cous34 e les suisses il pirrenm essli,35 come dessert. Jeff invece dice che il massimo che può fare è invitare gente e così la sera nella sala mensa siamo in tanti, davvero troppi e gli svizzeri hanno preparato un pentolone pieno di yogurt e frutta fresca e Ibrahim il cous-cous sbagliando però le dosi così che ne ricava solo tre piatti di quella poltiglia giallina e gli italiani invece a darsi da fare intorno alle pentole d acqua bollente e al sugo rosso sangue che fa senso vederlo far le bolle sul fuoco. Quando viene il momento di scolare la pasta ci sono tutti addosso che hanno il languorino di stomaco per quel bloody-mary36 che bolle in pentola e noi a dire andate via che c intrigate37 e sedetevi un po , mica c è niente da vedere, nessun trucco, nessun miracolo, e dopo riusciamo finalmente a smammarli38 però succede che mentre io verso il pentolone nello scolapasta, in piedi su uno sgabello per fare centro, Gigi si scotta col vapore e caccia un urlo e 29 bifsteck: storpiatura di beefsteaks, bi- stecche (in inglese). 30 cave: cantina , scantinato (in francese). 31 I.B.O.: agenzia che recluta volontari per lavori socialmente utili. 32 les italiens: gli italiani. 33 beghine: religiose di storiche comunità cattoliche fiamminghe, particolarmente rinomate per i loro lavori di cucito e ricamo. 34 cous-cous: tipico piatto nordafricano che consiste in granelli di semola cotti a vapore. 35 pirrenm essli: dolce svizzero. 36 bloody-mary: un cocktail a base di vod- ka, succo di pomodoro e spezie piccanti o aromi, qui a indicare scherzosamente la salsa di pomodoro in virtù del suo colore rosso. 37 c intrigate: ci date fastidio. 38 smammarli: mandarli via. Le parole valgono beghina L etimologia di beghina è incerta. Alcuni ritengono che il sostantivo derivi dal soprannome li bèges ( il balbuziente ) del vescovo Lamberto di Liegi che avrebbe fondato, o almeno organizzato, questa pratica di vita. Secondo altri deriverebbe invece dal verbo beggen (la cui radice sarebbe la stessa dell inglese to beg), pregare e insieme mendicare , o, ancora, dal francese antico bege (da cui il moderno beige), dai panni bigi di rozza lana di cui si vestivano. A ogni modo, le beghine sono pie donne nubili o vedove, che vivono in case comuni o in piccoli gruppi. Nell uso comune, la parola beghina può essere impiegata per indicare spregiativamente una donna molto religiosa, ma che ostenta una devozione puramente esteriore e formale. Conosci altri vocaboli che si possono utilizzare col medesimo significato? LA CORRENTE / LA GIOVANE NARRATIVA / 773

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi