Classe di letteratura - volume 3B

40 45 50 55 60 65 70 75 80 in là; ora siamo ancora all alba in cui svegliandosi si trovò in cima a un elce, tra lo schiamazzo degli storni, madido di rugiada fredda, intirizzito, le ossa rotte, il formicolio alle gambe ed alle braccia, e felice si diede a esplorare il nuovo mondo. Giunse sull ultimo albero dei parchi, un platano. Giù digradava la valle sotto un cielo di corone di nubi e fumo che saliva da qualche tetto d ardesia, casolari nascosti dietro le ripe come mucchi di sassi; un cielo di foglie alzate in aria dai fichi e dai ciliegi; e più bassi prugni e peschi divaricavano tarchiati rami; tutto si vedeva, anche l erba, fogliolina a fogliolina, ma non il colore della terra, ricoperta dalle pigre foglie della zucca o dall accesparsi6 di lattughe o verze nei semenzai;7 e così era da una parte e dall altra del V in cui s apriva la valle ad un imbuto alto di mare. E in questo paesaggio correva come un onda, non visibile e nemmeno, se non di tanto in tanto, udibile, ma quel che se n udiva bastava a propagarne l inquietudine: uno scoppio di gridi acuti tutt a un tratto, e poi come un croscio8 di tonfi e forse anche lo scoppio d un ramo spezzato, e ancora grida, ma diverse, di vociacce infuriate, che andavano convergendo nel luogo da cui prima erano venuti i gridi acuti. Poi niente, un senso fatto di nulla, come d un trascorrere, di qualcosa che c era da aspettarsi non là ma da tutt altra parte, e difatti riprendeva quell insieme di voci e rumori, e questi luoghi di probabile provenienza erano, di qua o di là della valle, sempre dove si muovevano al vento le piccole foglie dentate dei ciliegi. Perciò Cosimo, con la parte della sua mente che veleggiava distratta un altra parte di lui invece sapeva e capiva tutto in precedenza formulò questo pensiero: le ciliege parlano. Era verso il più vicino ciliegio, anzi una fila d alti ciliegi d un bel verde frondoso, che Cosimo si dirigeva, e carichi di ciliege nere, ma mio fratello ancora non aveva l occhio a distinguere subito tra i rami quello che c era e quello che non c era. Stette lì: prima ci si sentiva del rumore ed ora no. Lui era sui rami più bassi, e tutte le ciliege che c erano sopra di lui se le sentiva addosso, non avrebbe saputo spiegare come, parevano convergere su di lui, pareva insomma un albero con occhi invece che ciliege. Cosimo alzò il viso e una ciliegia troppo matura gli cascò sulla fronte con un ciacc! Socchiuse le palpebre per guardare in su controcielo (dove il sole cresceva) e vide che su quello e sugli alberi vicini c era pieno di ragazzi appollaiati. Al vedersi visti non stettero più zitti, e con voci acute benché smorzate dicevano qualcosa come: Guardalo lì quanto l è bello! e spartendo davanti a sé le foglie ognuno dal ramo in cui stava scese a quello più basso, verso il ragazzo col tricorno in capo.9 Loro erano a capo nudo o con sfrangiati cappelli di paglia, e alcuni incappucciati in sacchi; vestivano lacere camicie e brache; ai piedi chi non era scalzo aveva fasce di pezza, e qualcuno legati al collo portava gli zoccoli, tolti per arrampicarsi; erano la gran banda dei ladruncoli di frutta, da cui Cosimo ed io c eravamo sempre in questo obbedienti alle ingiunzioni familiari tenuti ben lontani. Quel mattino invece mio fratello sembrava non cercasse altro, pur non essendo nemmeno a lui ben chiaro che cosa se ne ripromettesse. Stette fermo ad aspettarli mentre calavano indicandoselo e lanciandogli, in quel loro agro sottovoce, motti come: Cos è ch è qui che cerca questo qui? e sputandogli anche qualche nocciolo di ciliegia o tirandogliene qualcuna di quelle bacate o beccate da un merlo, dopo averle fatte vorticare in aria sul picciòlo con mossa da frombolieri. 6 accesparsi: formarsi di cespi. 7 semenzai: terreni destinati alla semina. 8 croscio: scroscio. 626 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA 9 verso il ragazzo in capo: è Cosimo, che porta in testa il tricorno, un tipo di copricapo a tre punte molto popolare nel Settecento.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi