Classe di letteratura - volume 3B

60 65 di nave in fortuna:35 e gli infissi chiusi, barrati, gonfiati da quel furore del di fuori. Ed ella, simile ad animale di già ferito, se avverta36 sopra di sé ancora ed ancora le trombe efferate della caccia,37 si raccolse come poteva nella sua stremata condizione a ritrovare un rifugio, da basso, nel sottoscala: scendendo, scendendo: in un canto.38 Vincendo paurosamente quel vuoto d ogni gradino, tentandoli uno dopo l altro, col piede, aggrappandosi alla ringhiera con le mani che non sapevano più prendere, scendendo, scendendo, giù, giù, verso il buio e l umidore39 del fondo. 35 come fasciame fortuna: come il rive- stimento della struttura di una nave che si trova in pericolo, in balia della sorte. una citazione dantesca («ond el piegò come nave in fortuna , Purgatorio, XXXII, 116). 36 se avverta: quando sente. 37 le trombe caccia: i crudeli suoni dei corni da caccia. 38 in un canto: in un angolo. 39 umidore: umidità. DENTRO IL TESTO Il ricordo del figlio morto I contenuti tematici In questo capitolo la madre entra per la prima volta direttamente sulla scena del romanzo: in precedenza era stata soltanto evocata nei discorsi degli abitanti di Lukones o nelle parole di Gonzalo. Le prime due sequenze sono incentrate sulla rievocazione accorata della perdita del figlio in guerra, un ricordo che sembra tormentare senza requie la povera donna, incapace di trovare altra ragione di vita. Il dolore è così devastante da essere ormai indissolubilmente racchiuso in semplici nomi: quello del monte su cui l aereo del soldato è precipitato e quello del luogo in cui è stato seppellito il corpo (rr. 2-3). sufficiente ascoltare quei nomi perché essa ripiombi nell abisso dell assenza del figlio prediletto e perché si scatenino in lei il pianto e lo strazio. Vagare senza una meta La donna si muove nella casa senza sapere dove andare o cosa fare: il termine vagava viene usato ben tre volte, nel primo, terzo e quarto capoverso, a esprimere la mancanza di scopo e di direzione. Sia le cose sia i gesti denotano una quotidianità ormai privata, per sempre, di senso: le pentole di rame appese al muro (tutto ciò che le era rimasto? di una vita, rr. 1-2), le persiane aperte per far entrare il sole (Ma che cosa era il sole? Quale giorno portava? sopra i latrati del buio, rr. 23-24), la cucina vuota (senza più fuoco alle stanze, senza più voci, r. 30), regno ormai soltanto delle mosche, sinistre presenze che Gadda evoca molto spesso come simbolo di morte. Una speranza disattesa Nel secondo capoverso compare un elemento che cela un significato psicanalitico profondo. La donna sembra riconoscere nel sottufficiale il figlio perduto, tanto che risorge in lei il desiderio di amare. Si tratta però di un illusione, in quanto non soltanto quel figlio non tornerà più (rapito dal vento verso smemoranti cipressi, rr. 55-56), ma anche l altro Gonzalo è ormai lontano, terribilmente lontano (rr. 34-35). I due figli, per ragioni diverse, sono sullo stesso piano, ormai irraggiungibili, e nel suo destino di madre perduta, nel suo sentiero misterioso (r. 28) ci sono esclusivamente tristezza e abbandono. Non a caso, mentre un uragano si avvicina, la donna viene descritta come una bimba indifesa e sgomenta davanti all infuriare della tempesta che incombe drammaticamente, emblema di una vita straziata e agonizzante. rimasta sola ad affrontare la vita, perché il figlio sopravvissuto non è che un estraneo, un misantropo incapace di affetto, a sua volta vittima disgraziata di un oscuro e incomunicabile rovello interiore. Un lirico omaggio alla madre Le scelte stilistiche La figura tragica della donna viene avvolta da un linguaggio dolente ed evocativo, fatto di avverbi e termini rari e preziosi (dimenticanza, r. 4; riapparita, rr. 18-19; imagine, r. 30; vaporavano, r. 33; trasportatamente, r. 43; umidore, r. 65), sintagmi di lirica bellezza che 564 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi