Classe di letteratura - volume 3B

25 30 35 40 45 50 55 60 Non per nulla le carceri della città erano nel cuore del nostro Quartiere. Avevamo imparato a fare un viluppo10 dei nostri affetti, intrecciati l uno all altro da privati rancori, da private dedizioni. Eravamo un isola nel fiume che comunque andava,11 fra i carrettini del trippaio12 e dell ortolano, il bugigattolo del venditore di castagnaccio, lungo via Pietrapiana. Dall Arco di San Piero a Porta alla Croce.13 Si usciva dal lavoro dopo le sei del pomeriggio; e non esisteva vera vita, società vera, calore, se non quando eravamo nelle nostre strade e piazze. A seguitare il Corso, che appunto sboccava all Arco di San Piero, avremmo trovato la città col suo centro, i bei caffè e le orchestrine; eppure, per fare quei pochi passi, inconsciamente ogni volta, ci preparavamo a qualcosa di estraneo da affrontare. Creature innocenti, confinate per malinconia, abitudine o amore, per qualcosa di più intimo e rissoso,14 nel nostro Quartiere. Anche coloro che lavoravano nelle fabbriche della periferia, pedalavano veloci sui viali per raggiungere il Quartiere e godere la serata che gli apparteneva. Lì era trascorsa l adolescenza. I fratelli minori ripetevano i nostri gesti giocando di spiccioli e di cartine colorate, a pugni ed abbracci, i giochi che avevamo loro insegnato, inventandone di nuovi che ci parevano peggiori.15 Se passavamo da via del Fico o da via de Macci, o attorno a piazza Santa Croce in attesa della ragazza, i fratelli minori ci costringevano a lasciargli le biciclette: le montavano infilando la gamba tramezzo al telaio, per trovare l altro pedale. Le case erano buie, umide e fredde d inverno. I tavoli dove mangiavamo avevano spacchi verticali di cui ci accorgevamo soltanto le rare volte che scrivevamo una lettera. Ma pulite ed in ordine, le nostre case, curate dalle nostre mamme che avevano i capelli grigi e uno scialle buttato sulle spalle. Nella stanza da pranzo che noi chiamavamo il salotto, c era un divano, con la trina alla spalliera e i mattoni rossi di cinabrese,16 le fotografie incastrate ai vetri della credenza, una sveglia. Il canto delle sorelle che più a lungo potevamo udire al mattino della domenica, era una cosa allegra che ringiovaniva le stanze, coloriva di parati le mura gialline. Facevamo poco conto della casa. Nemmeno ci accorgevamo che le lampadine economiche vi spandessero una luce che rendeva impossibile distinguere da un angolo all altro delle stanze, né lavarci nell acquaio17 era un fatto che potesse deluderci. Il nostro lettino, che aveva un crocifisso o un santo inchiodato da capo, con un ramoscello d ulivo per traverso, conosceva le nostre speranze, inseguite contando le crepe del soffitto. Un cassetto del comò ci apparteneva: a cominciare da una certa età ne portavamo in tasca la chiave per serbarvi il segreto di alcune fotografie che ci erano dedicate, di una rivoltella. La casa significava i volti che le sue stanze ospitavano, e noi le volevamo bene per questo. Nulla sapevamo, non volevamo sapere forse. Ci promettevamo oneste gioie: meritare di più nel lavoro, farci capaci;18 e avere una ragazza, e poi un altra magari, 10 un viluppo: un tutt uno. 11 che comunque andava: che continuava a scorrere nonostante tutto, qualsiasi cosa accadesse. Il fiume (vale a dire la città) scorre indifferente all isola (il quartiere). 12 trippaio: venditore di trippa lessata, piatto tipico della cucina popolare. 13 Dall Arco alla Croce: l Arco di San Piero è un passaggio a volta che unisce la piazzetta di San Pier Maggiore a una via parallela; nel breve passaggio sotto la volta c erano, e ci sono tutt ora, alcune botteghe. Porta alla Croce è la porta medievale che si trova in piazza Beccaria. Con questi toponimi Pratolini indica i confini del quartiere. 14 per qualcosa di più intimo e rissoso: dunque non solo per amore, ma anche per il gusto di un isolamento, diremmo, orgoglioso e anarchico. 15 che ci parevano peggiori: è una fine notazione psicologica, poiché è vero che 484 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA ogni generazione tende a guardare quelle successive con una certa severità. 16 cinabrese: terra rossa utilizzata per colorare le mattonelle dei pavimenti. 17 acquaio: lavandino. Ovviamente queste abitazioni popolari non erano provviste di bagni. 18 farci capaci: diventare esperti della vita, maturare.

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi