T5 - La liberazione

La liberazione / T5 / Primo Levi, La tregua / La fine di un incubo / Nel suo secondo romanzo, La tregua, Levi racconta il lungo viaggio di ritorno in patria, dopo la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. La narrazione inizia con l arrivo dei soldati dell Armata Rossa. Riportiamo le prime pagine dell opera. Audio LETTURA 5 10 15 20 25 30 Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell Armata Rossa1 ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato2 in tutta fretta il bacino minerario slesiano.3 Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di «recuperare , a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen,4 mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera. Nell infermeria del Lager di Buna-Monowitz5 eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni immediatamente successivi. La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di S mogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta,6 che la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava:7 Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.8 Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente9 corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. 1 Armata Rossa: l esercito sovietico che, vittorioso, insegue i tedeschi in ritirata. 2 evacuato: sgombrato, trasferendo i prigionieri in un altro luogo. 3 bacino minerario slesiano: la Slesia è una regione dell Europa centrale (oggi ripartita tra Polonia, Repubblica Ceca e Germania), ricca di miniere di ferro e carbone. 4 Buchenwald Mauthausen: altri lager tristemente noti (il primo in Germania, il secondo in Austria). 5 Buna-Monowitz: è uno dei lager del di- stretto di Auschwitz, dove Levi era stato messo a lavorare. 6 corrotta: calpestata, e dunque sporca. 7 non si dava: non era disponibile. 8 i vivi e i morti: i primi sono i soldati dell esercito russo, i secondi i compagni ammucchiati nella fossa comune. 9 mirabilmente: meravigliosamente. 468 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA Le parole valgono guardingo Se ti muovi guardingo, ti comporti con cautela e circospezione, stando attento a non essere sorpreso, offeso o danneggiato: forse perché temi un agguato, la reazione di qualcuno che ti è ostile oppure un qualsiasi altro tipo di pericolo. L etimo del vocabolo è nel verbo guardare: se ti guardi le spalle, vuol dire che sei guardingo. Con quali verbi potresti usare l aggettivo guardingo in funzione di complemento predicativo del soggetto? Indicane alcuni.

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi