INTRECCI LETTERATURE STRANIERE - Vittorini traduttore

intre cci LETTERATURE STRANIERE della Cultura popolare, e la nuova edizione esce con la prefazione a sostituire quella firmata da Vittorini di un eccellenza gradita a Mussolini, il critico Emilio Cecchi. Il quale, difatti, ligio agli orientamenti politici del regime, non esita ad approvare le «norme della politica razziale , in base a cui motiva l assenza dello scrittore Sinclair Lewis (che aveva espresso opinioni nette contro la segregazione delle persone di colore negli Stati Uniti), e, più avanti, sottolinea le «nefandezze della promiscuità razziale , oltre a censurare con una certa severità professorale le letture «voraci e disordinate degli scrittori americani, letture a suo dire «senza inquadramento storico e senza contrappeso di filologia . S Ritratto del 1937 di John Steinbeck, uno degli scrittori tradotti in Americana. Vittorini traduttore L antologia di scrittori americani Oggi, nell epoca della globalizzazione, può essere difficile immaginare un paese culturalmente isolato dal resto del mondo, e forse non è semplice comprendere perché tradurre certi romanzi e racconti possa risultare un atto politicamente eversivo. Eppure durante il ventennio fascista in Italia le cose stavano proprio così. Infatti, anche se a dispetto dell autarchia culturale il mercato editoriale italiano presentava diversi titoli stranieri, tradurre gli scrittori americani poteva rappresentare un azione azzardata e rischiosa, ai limiti della legalità, poiché gli Stati Uniti erano considerati un nemico da ogni punto di vista, incluso quello culturale e artistico. Lo dimostra la vicenda relativa alla pubblicazione dell antologia di scrittori statunitensi intitolata Americana (1941), allestita da Elio Vittorini per l editore Bompiani. Le traduzioni delle prose di 33 autori compresi tra Washington Irving e John Fante, passando, tra gli altri, per Edgar Allan Poe, Herman Melville, Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e James Cain furono assegnate a importanti scrittori italiani. Una polemica culturale L operazione promossa da Vittorini ebbe davvero una notevole portata controculturale , perché fornendo un modello alternativo, mise a nudo tutti i limiti della cultura ufficiale fascista. L antologia ha una vicenda editoriale piuttosto tormentata: appena pubblicata, scatta immediatamente il sequestro; l editore cerca un compromesso presso il ministero La testimonianza di Cesare Pavese Cecchi offre così una lettura un po più innocua di quella che era nelle intenzioni dei giovani traduttori che vi hanno collaborato: oltre a Vittorini, tra gli altri, Giansiro Ferrata, Carlo Linati, Eugenio Montale, Alberto Moravia, Guido Piovene, Cesare Pavese. Quest ultimo, in una testimonianza che risale al 1947, così sintetizza il valore che quel lavoro ha rivestito ai suoi occhi e a quelli dei suoi coetanei: «Verso il 1930, quando il fascismo cominciava ad essere la speranza del mondo , accadde ad alcuni giovani italiani di scoprire nei suoi libri l America, una America pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, feconda, greve di tutto il passato del mondo, e insieme giovane, innocente. Per qualche anno questi giovani lessero tradussero e scrissero con una gioia di scoperta e di rivolta che indignò la cultura ufficiale, ma il successo fu tanto che costrinse il regime a tollerare, per salvare la faccia. Ci si accorse, durante quegli anni di studio, che l America non era un altro Paese, un nuovo inizio della Storia, ma soltanto il gigantesco teatro dove con maggiore franchezza che altrove veniva recitato il dramma di tutti . Un appello agli scrittori italiani L intento era dunque quello di superare, attraverso l alternativa dei modelli narrativi americani, una letterarietà di stampo tardo-decadente, legata alle esperienze un po troppo elitarie dell Ermetismo e della prosa d arte, che, con il loro silenzio pressoché totale sulla realtà sociale e politica del paese, finivano con l essere, seppure indirettamente, conniventi con il regime. In polemica verso tali tendenze, per Vittorini e per i suoi compagni di strada lo stesso atto del tradurre rivestiva solo secondariamente un aspetto tecnicoprofessionale; come scrive il critico Giuseppe Zaccaria, «valeva soprattutto come gesto tracciato nella vita e nella storia, come sfida e provocazione . LA CORRENTE / IL NEOREALISMO / 435

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi