T1 - I morti di Milano

I morti di Milano / T1 / Elio Vittorini, Uomini e no, capp. 63-64 / La disumanità della violenza / In Uomini e no l autore contrappone, in maniera netta e inequivocabile, bene e male, vittime e carnefici, rispettivamente identificati con i partigiani e i nazifascisti. A partire dall osservazione della barbarie di cui è testimone, lo scrittore è assediato da alcuni pressanti interrogativi: che cosa contraddistingue l umanità? che cosa rende l uomo tale? la violenza può essere giustificata? se sì, a quali condizioni? dove affondano le radici del male? i nazifascisti sono uomini o no? Il brano che presentiamo prende avvio da un eccidio perpetrato a Milano dai nazifascisti nel periodo dell occupazione. 5 10 15 20 25 30 I morti al largo Augusto1 non erano cinque soltanto; altri ve n erano sul marciapiede dirimpetto; e quattro erano sul corso di Porta Vittoria; sette erano nella piazza delle Cinque Giornate, ai piedi del monumento. Cartelli dicevano dietro ogni fila, di morti: Passati per le armi. Non dicevano altro, anche i giornali non dicevano altro, e tra i morti erano due ragazzi di quindici anni. C era anche una bambina, c erano due donne e un vecchio dalla barba bianca. La gente andava per il largo Augusto e il corso di Porta Vittoria fino a piazza delle Cinque Giornate, vedeva i morti al sole su un marciapiede, i morti all ombra su un altro marciapiede, poi i morti sul corso, i morti sotto il monumento, e non aveva bisogno di saper altro. Guardava le facce morte, i piedi ignudi, i piedi nelle scarpe, guardava le parole dei cartelli, guardava i teschi con le tibie incrociate sui berretti degli uomini di guardia,2 e sembrava che comprendesse ogni cosa. Come? Anche quei due ragazzi di quindici anni? Anche la bambina? Ogni cosa? Per questo, appunto, sembrava anzi che comprendesse ogni cosa. Nessuno si stupiva di niente. Nessuno domandava spiegazioni. E nessuno si sbagliava. C era, tra la gente, il Gracco. C erano Orazio e Metastasio; Scipione; Mambrino. Ognuno era per suo conto, come ogni uomo ch era nella folla. C era Barca Tartaro. Passò, un momento, anche El Paso. C era Figlio-di-Dio. E c era Enne 2.3 Essi, naturalmente, comprendevano ogni cosa; anche il perché delle donne, della bambina, del vecchio, dei due ragazzi; ma ogni uomo ch era nella folla sembrava comprendere come ognuno di loro: ogni cosa. Perché? il Gracco diceva. Una delle due donne era avvolta nel tappeto4 di un tavolo. L altra, sotto il monumento, sembrava che fosse cresciuta, dopo morta, dentro il suo vestito a pallini: se lo era aperto lungo il ventre e le cosce, dal seno alle ginocchia; e ora lasciava vedere il reggicalze rosa, sporco di vecchio sudore, con una delle giarrettiere che pendeva attraverso la coscia, dove avrebbe dovuto avere le mutandine. Perché quella donna nel tappeto? Perché quell altra? E perché la bambina? Il vecchio? I due ragazzi? Il vecchio era ignudo, senz altro che la lunga barba bianca a coprire qualcosa di lui, il colmo del petto; stava al centro dei sette allineati ai piedi del monumento, non segnato da proiettili, ma livido nel corpo ignudo, e le grandi dita dei piedi 1 largo Augusto: luogo nel centro di Mila- no, come gli altri toponimi che seguono. 2 i teschi con le tibie incrociate sui ber- retti degli uomini di guardia: riferimento alla divisa dei soldati repubblichini. 3 il Gracco Enne 2: sono tutti nomi di 436 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA battaglia di partigiani (Enne 2 è il protagonista del romanzo). 4 tappeto: tovaglia spessa.

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi