Classe di letteratura - volume 3B

120 125 130 135 140 145 150 155 e, ora, lo curavano per forza, troppo tardi; contro la sua volontà. La cancrena gli si spargeva nel sangue, ma si ostinava a ritenersi più forte di essa; con una fiducia, quasi superstiziosa, soltanto in se medesimo. E troppo sdegno aveva sentito con tro Remigio; perché, proprio in punto di morte, si disponesse a mostrarglisi grato d essere tornato appositamente alla Casuccia! Del resto il suo cervello si alterava con il male, e il suo discernimento si faceva indeterminabile.23 Intanto venne il chirurgo Umberto Bianconi; uno dei più reputati a Siena, ma non valeva gran che: aveva fatto carriera presto, perché suo padre insegnava all uni versità. Piccolo e magro, una barbetta castagna, brutta, quasi cappuccinesca,24 con gli occhi neri, dov era un sorriso di astuzia, da scimmia, un poco miopi, mai fermi, quand egli parlava si baloccava a lisciare con l unghia d un pollice quella dell altro; e non guardando mai in viso, ma sempre intorno. Maligno e maldicente, anche senza ragione, a motivo della sua falsa gentilezza, s era fatto nome di buono e di modesto; e faceva pagare tali conti che gli procuravano un rispetto sempre maggiore. Quando c era un moribondo abbastanza ricco, magari come Giacomo, non aveva nessuno scrupolo a raddoppiare le visite; ordinando rimedi che non servi vano a niente. Sapeva che il disgraziato doveva morire; ma egli mostrava di sperare sempre, proponendo cure costosissime, chiamando a consulto altri medici con i quali fingeva le più coscienziose preoccupazioni. Aveva avvertito Remigio perché a Siena quasi tutti sapevano quale pasticcio era in casa di Giacomo; e non voleva trovarsi a qualche responsabilità.25 E perché, dovendosi far pagare il conto da lui, voleva renderglisi simpatico. Si tolse il pastrano26 turchino, con il bavero di velluto, mettendo dentro una delle tasche i guanti di pelle, foderati di lana, prima di consegnarlo a Dinda; che l attaccò.27 Dietro di lui, entrò Giulia; e, siccome s era sfogata tutta la notte e la mattina con la zia contro Remigio, studiando come doveva fare, riescì a com portarsi come se Remigio non ci fosse stato. Messasi un grembiule bianco, da infermiera, aprì subito, con una chiavettina che teneva in tasca, la cassetta degli strumenti chirurgici; poi, mentre il Bianconi tastava il polso al malato, vuotò un fiasco di lisoformio28 dentro una catinella. Si fermò un poco, con le mani su i fianchi, perché Giacomo la cercava con gli occhi fino da quando era entrata; poi, mise in fila, sopra un tavolincino,29 i rotoletti delle fasce accanto alla garza e alla bacinella. Luigia cominciò a sfasciare i piedi tenuti fermi da Gegia e da Dinda. Poi, il Bianconi sollevò, con una pinzetta, l ultima strisciolina attaccata alla pelle. Le dita s erano gonfiate fino a scoppiare, aprendosi; mentre il rimanente delle gambe erano magrissime, senza più carne. Il Bianconi si voltò a dietro,30 e disse a Remigio: «Venga a vedere. Qui, ho tagliato; cercando d impedire che il male si propagas se. Ma l infezione era già troppo dentro . 23 il suo discernimento si faceva indeter- minabile: la sua capacità di comprendere diventava più debole. 24 cappuccinesca: come quella dei frati cappuccini. 25 trovarsi a qualche responsabilità: esserne immischiato. 26 pastrano: cappotto, soprabito pesante. 27 l attaccò: lo appese. 28 lisoformio: sostanza detergente e di- sinfettante. 29 tavolincino: tavolinetto, doppio diminutivo di uso toscano. 30 a dietro: indietro. Le parole valgono che ha buona reputazione, vale a dire buona fama, buona stima presso la gente. Si usa in genere a proposito di professionisti: può essere assai reputato un medico, un avvocato, un architetto. Individua almeno due sinonimi e due contrari dell aggettivo reputato. reputato L aggettivo reputato (dal participio passato del verbo reputare) indica una persona IL GENERE / LA NARRATIVA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 363

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi