Classe di letteratura - volume 3B

IN BREVE Nei racconti di Bontempelli il mondo quotidiano sfuma in una realtà magica, in una favola. Massimo Bontempelli e il realismo magico Tra i principali rappresentanti di questa tendenza vi è Massimo Bontempelli (1878-1960), animatore della rivista 900 (1926-1929) dalle cui pagine si irradia il movimento di Stracittà, caratterizzato dall apertura cosmopolita e dalla volontà di sprovincializzare la cultura italiana e sostenitore di una narrativa nella quale i dati della realtà si trasfigurano in mito, favola, magia. Per questo motivo la sua poetica viene definita realismo magico : un realismo, cioè, che tende a evadere in un mondo irrazionale e surreale, che vive come si esprime lo scrittore «del senso magico scoperto nella vita quotidiana degli uomini e delle cose . La narrativa del realismo magico dovrà avere «precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un atmosfera di magia che faccia sentire, traverso un inquietudine intensa, quasi un altra dimensione in cui la nostra vita si proietta . All interno della sua produzione narrativa possiamo ricordare le raccolte di racconti La scacchiera davanti allo specchio (1922) ed Eva ultima (1923) e i romanzi Il figlio di due madri (1929), Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930) e Gente nel tempo (1937). Nel Deserto dei Tartari, come nelle altre opere di Buzzati, il disagio esistenziale è affrontato in una dimensione onirica e surreale. Dino Buzzati Più prettamente fantastica è la strada intrapresa da Dino Buzzati (19061972), originario di Belluno ma presto naturalizzato milanese, autore di alcuni romanzi e di moltissimi racconti in cui i motivi dell ansia e dell angoscia esistenziale assumono figurazioni fantastiche e inquietanti. Nel romanzo Il deserto dei Tartari (1940) Buzzati mette in scena una logorante attesa destinata a restare insoddisfatta, quella del giovane ufficiale Giovanni Drogo, inviato alla Fortezza Bastiani, un avamposto al limite di un deserto, presunto punto strategico per l attacco del nemico. Nella roccaforte, immersa nel silenzio e nella solitudine, il tempo trascorre sempre uguale a sé stesso e la vita passa monotona nell attesa snervante e mai realizzata di un aggressione esterna. Drogo aspetta inutilmente per mesi, per anni, per decenni, insieme agli altri militari che vivono nella fortezza. Quando infine l evento tanto atteso sta per arrivare, Drogo, ormai vecchio e malato, è costretto ad allontanarsi per affrontare l unica vera battaglia che gli è concessa: l incontro con la morte. Attraverso la costruzione di un mondo fantasioso e surreale, Landolfi condanna la realtà borghese contemporanea. Tommaso Landolfi Alla figura di Buzzati può essere accostata, per certi versi, quella di Tommaso Landolfi (1908-1979), per il quale l opzione fantastica corrisponde allo strumento ottimale per condurre una riflessione critica sulla realtà e per ironizzare sul mondo borghese o demistificarlo, evocando al suo posto un universo immaginario, allucinato, surreale, in cui si avverte l aspirazione a una moralità libera dai condizionamenti storici e sociali. Tra le sue opere ricordiamo la raccolta di racconti Il mar delle blatte e altre storie e il romanzo La pietra lunare, entrambi del 1939. Una scena del film Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, 1976. IL GENERE / LA NARRATIVA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 349

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi