Classe di letteratura - volume 3B

la del filosofo Benedetto Croce, che si schiera contro gli orientamenti più chiassosi della mobilitazione interventista), la stragrande maggioranza degli intellettuali, da posizioni ideologiche anche molto diverse tra loro, esalta la guerra, invocando il massacro come una purificazione del vecchio mondo, un lavacro di sangue capace di travolgere ingiustizie e ipocrisie per lasciare spazio a una giovane civiltà, fondata sulla giustizia e sulla libertà. La spasmodica attesa della guerra Già la fine dell età giolittiana era stata punteggiata dalle speranze di un altra guerra, dopo la conquista della Libia. Incoraggiati dall esito vittorioso dell impresa, molti scrittori italiani si erano lanciati negli auspici di un «caldo bagno di sangue nero (così aveva scritto Giovanni Papini) e in eccitati annunci di un epoca nuova inaugurata dalla bellezza delle armi. Il Manifesto di fondazione del Futurismo, nel 1909, celebrava la guerra come «sola igiene del mondo e perfino un poeta insospettabile come Giovanni Pascoli non aveva resistito alla tentazione di esaltare il colonialismo italiano nel celebre discorso La grande proletaria si è mossa. Artiglieria pesante italiana in azione contro le truppe ottomane. L impresa libica come prova generale Proprio l esperienza libica costituisce, per molti versi, l antefatto o il banco di prova della retorica nazionalista che si accende di lì a poco. soprattutto Gabriele d Annunzio (1863-1938) a farsi promotore di un rilancio dei miti della grandezza italiana, dalla romanità al Risorgimento, con parole d ordine che infiammano l immaginazione e il desiderio di riscatto della borghesia italiana. Lo stesso vate, pochi anni dopo, costituisce la punta di diamante dell eterogeneo fronte di politici, sindacalisti e letterati che mediante la guerra intendono abbattere il nemico interno, cioè Giolitti. La guerra come antidoto alla democrazia e al materialismo Invitando il popolo italiano alla «fratellanza latina con la Francia contro il barbaro tedesco , d Annunzio inaugura il proprio incendiario programma di comizi nel cosiddetto maggio radioso del 1915. Per spiegare come il poeta e i suoi seguaci siano riusciti a persuadere l opinione pubblica della necessità del conflitto, possiamo ricorrere alle parole dello storico Mario Isnenghi, che parla della guerra come «farmaco . Farmaco contro il trasformismo parlamentare, contro la timorosa democrazia, contro il socialismo livellatore e il materialismo, suo fulcro ideologico. 26 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi