Classe di letteratura - volume 3B

80 85 90 95 100 105 110 115 120 «No. A le done no ghe penso ancora. Gò deciso de no pensarghe prima de aver diciaoto-dicianove ani compidi . (Forse aveva dimenticato che, due anni prima, sua madre aveva dovuto licenziare una giovane serva, alla quale Ernesto dava continuamente noia in cucina. D allora la povera donna aveva assunto sempre, per precauzione, delle domestiche vecchie, brutte, deformi: avrebbero formato una vera collezione di mostri. Del resto, duravano poco: dopo uno o due mesi si licenziavano o venivano licenziate). «E lei , domandò, «el sè sposado? . L uomo rise. «Mi no , disse; «son puto.27 No me interessa le babe (donne) . «Quanti ani el gà? , domandò ancora Ernesto. «Vintioto Mostro de più; no sè vero? . «No so , rispose Ernesto. «Mi ghe ne gò sedici, presto diciasette. Fra un mese . «Nol vol dirme cossa che el fa de le diese corone che ghe avanza? , insistè l uomo. «El sè ben curioso , rise Ernesto. «Quele fazo presto a spenderle: un poco in paste, un poco in teatro. Vado in teatro quasi ogni domenica dopopranzo. Me piasi assai le tragedie. Lei nol va mai in teatro? . «Cossa el vol che vado a far in teatro? Son un povero bastardo (trovatello); un ignorante, che sa apena leger e scriver el suo nome . [ ] «Questo e altro ghe gò dito. El sè mato, ma no proprio cativo. Dopo el sciafo28 el me gà regalà un fiorin. Sè già tre ani che el me regala un fiorin ogni setimana; sta domenica el me ne gà dadi due invece de uno. Forsi el iera pentido; e po, come che ghe gò dito, el sè più mato che cativo . «Quasi quasi , rise l uomo, «ghe convegniria far una barufa29 ogni setimana . «No me piasi le barufe. No per mi, ma per mia mama. La se fa venir ogni volta mal. La ghe vol assai ben a suo fradel . «Anca a lei la ghe vol ben; più de quanto che la credi. Come se fa a viverghe vizin30 e a no volerghe ben? . «Perché el me disi ste robe? . L uomo posò una mano sul dorso di quella che il ragazzo teneva distesa sul sacco. Appariva turbato. «Pecà! , disse; e parve sorpreso e contento che il ragazzo non avesse ritirato la mano. «Pecà de cossa? . «De quel che ghe gò dito prima. Che no podemo esser amici, andar a spasso insieme . «Per la diferenza de età? . «No . «Perché la sè mal vestido? Ghe gò già dito che de ste robe no me importa gnente. Anzi . L uomo tacque a lungo. Pareva in conflitto con sé stesso: quasi volesse dire e non dire qualcosa. Ernesto sentiva che la mano poggiata sulla sua tremava. Poi come chi arrischia il tutto per il tutto disse all improvviso, fissando bene il suo interlocutore negli occhi, e con voce alterata: «Ma el sa cossa che vol dir per un ragazo come lei diventar amico de un omo come mi? Perché, se nol lo sa ancora, no son mi che voio insegnarghelo . Tacque di nuovo un momento; poi, visto che il ragazzo era diventato rosso ed abbassava la testa, ma non ritirava la mano, aggiunse, quasi aggressivo: «El lo sa? . 27 puto: scapolo. 28 sciafo: schiaffo. 29 barufa: baruffa, litigio. 30 a viverghe vizin: a viverle vicino. L AUTORE / UMBERTO SABA / 231

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi