La luce del futuro - volume C

Virgilio UNIT 1 785 790 eventi, e un regno e una sposa regale. Raffrena le lagrime per la diletta Creusa: non vedrò le superbe case dei Mirmidoni o dei Dolopi, non andrò a servire donne greche, io, dardana, e nuora della dea Venere; la grande Madre degli dèi mi trattiene in queste terre. E ora addio, serba l amore di nostro figlio . Com ebbe parlato così, mi lasciò in lagrime, desideroso di dirle molto, e svanì nell aria lieve. Tre volte tentai di cingerle il collo con le braccia: tre volte inutilmente avvinta l immagine dileguò tra le mani, pari ai venti leggeri, simile a un alato sogno. Publio Virgilio Marone, Eneide, libro II, vv. 699-794, trad. di L. Canali, Mondadori, Milano 2014 784. una sposa regale: la principessa Lavinia, figlia del re Latino, sarebbe diventata moglie di Enea una volta giunto nel Lazio. 785-786. le superbe case dei Mirmidoni e dei Dolopi: le case magnifiche dei Mirmidoni e dei Dolopi, qui scelti a indicare i popoli greci venuti a combattere a Troia. I Mirmidoni erano la stirpe tessalica su cui regnava Achille, i Dolopi erano loro confinanti. Creusa rivela così al marito che la morte la salva da un destino di schiavitù in Grecia. 787. dardana: troiana. nuora Venere: in quanto moglie di Enea, figlio di Venere, Creusa è la nuora della dea. 788. la grande Madre degli dèi: Cibele, divinità protettrice dei Troiani, della fertilità e della natura selvaggia. Era venerata sul monte Ida, sovrastante Troia. 789. serba figlio: conserva intatto l amore verso nostro figlio. 792. Tre volte braccia: l iterazione del gesto per tre volte è un motivo ricorrente. Anche Achille aveva tentato di abbracciare invano l ombra di Patroclo per tre volte, così Odisseo l ombra della madre nell Ade. SPECCHI di CARTA Brucia un intera città, si levano da ogni parte strida e lamenti, il fumo oscura la vista e rende difficile la fuga Quando l incubo della morte e della distruzione si abbatte sulla vita di un uomo, il primo pensiero va alla salvezza, propria e delle persone più care. In queste circostanze ci rendiamo conto di non essere pienamente noi stessi se non abbiamo accanto i familiari o gli amici più stretti, senza i quali non potremmo proseguire la nostra esistenza. La solidarietà allora non è solo una virtù, ma una necessità del cuore. Eppure la vita impone talvolta il bisogno di un arrivederci, di un congedo che non significa interruzione, che non comporta necessariamente un abbandono. Nonostante il progresso della tecnica ci permetta di rimanere in una comunicazione continua, succede ancora oggi di dover modificare il rapporto con chi amiamo, trasformandolo in qualcosa di diverso, in una complicità più silenziosa, in un legame 340 che non si nutre più della vicinanza fisica ma non per questo viene meno. L affetto si trasforma e comincia fatalmente ad alimentarsi più con il ricordo che con la presenza quotidiana; e forse, non potendolo più dare per scontato, iniziamo ad apprezzarlo di più: anche apertamente, confessando finalmente parole e sentimenti, che prima non abbiamo magari avuto il tempo e il modo di esprimere. Sandro Chia, Enea e Anchise, 2005.

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Epica