La luce del futuro - volume B

Lavoriamo sui testi | 1. COME analizzare Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno. 15 |Che pensieri soavi, che speranze, che cori,| o Silvia mia! 30 Quale allor ci apparia la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, 35 e tornami a doler di mia sventura. |O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? perché di tanto inganni i figli tuoi?| Io gli |studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte,| ove il tempo mio primo |e di me si spendea la miglior parte,| d in su i veroni del paterno ostello 20 porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce che percorrea |la faticosa tela.| Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti, 25 e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. |Lingua mortal non dice quel ch io sentiva in seno.| Studi leggiadri e sudate carte formano un chiasmo, per l ordine sintattico invertito (nome + aggettivo e viceversa). Tra leggiadri e sudate, inoltre, si crea un antitesi. Va anche notato come sudate carte sia una metonimia che sostituisce la causa (gli studi, che sono faticosi) con l effetto (il sudore). Infine Leopardi usa un anastrofe che viola il normale ordine sintattico: il complemento oggetto (gli studi leggiadri) è anteposto al verbo e separato da e le sudate carte. Un altra anastrofe anticipa il complemento partitivo (di me), che normalmente andrebbe collocato dopo il nome a cui si riferisce (la miglior parte). Metonimia che sostituisce un concetto astratto (il lavoro faticoso) con un immagine concreta (la faticosa tela). Ancora una metonimia: il poeta indica il mezzo (Lingua mortal) e non chi lo usa (l uomo). 13. Era il maggio odoroso: era maggio, profumato dal fiorire primaverile. 13-14. solevi così menare: usavi trascorrere così. 15. studi leggiadri: studi nobili, dolci e graziosi. L aggettivo rende la grande passione per la conoscenza che avevano spinto Leopardi a gettarsi, tra il 1809 e il 1816, in quelli che egli stesso definì «sette anni di studio matto e disperatissimo . 17-18. ove parte: nei quali [gli studi] (ove) si spendeva la parte iniziale e migliore della vita, cioè, la giovinezza. 19. d in ostello: da sopra i balconi (veroni) della casa (ostello) di mio padre. 20. porgea: porgevo. Il climax, rafforzato dall anafora del che, aumenta l enfasi associata ai ricordi del poeta. Il tono dell apostrofe alla natura è reso più drammatico dalla ripetizione (O natura, o natura). Le due interrogative presentano inoltre l anafora del pronome perché, nel secondo caso collocata all interno del verso. Si noti anche l antitesi temporale tra poi e allor, vv. 37-38. 22. che tela: che percorreva avanti e indietro, faticosamente, la tela da filare. 23. Mirava: contemplavo. 24. vie dorate: vie piene di luce. orti: la campagna, comprendente giardini e campi coltivati. 25. e quinci il monte: da una parte (quinci) il mare, in lontananza, e dall altra (quindi) le montagne. Da Recanati, dove vivevano la fanciulla e il poeta, si vedono sia il mare Adriatico sia l Appennino marchigiano. 27. quel seno: ciò che sentivo nel cuore (seno). 28. soavi: dolci. 29. cori: emozioni, moti dell animo. 30-31. Quale fato: come ci apparivano (ci apparia) meravigliose, a quel tempo (allor), la vita umana e il suo destino futuro (il fato). 32-34. Quando sovviemmi sconsolato: quando mi torna alla memoria (sovviemmi) una speranza tanto grande, mi opprime (mi preme) un sentimento angoscioso, crudele (acerbo) e senza speranza di consolazione (sconsolato). 35. e sventura: e torno a soffrire per la mia cattiva sorte. 36-38. O natura allor?: o natura, o natura, perché non dai (rendi) nell età matura (poi) ciò che prometti nella prima giovinezza (allor)? 38. di tanto: così tanto. 71

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro