Storie della Storia dell’arte - volume B

L’ARTE AI NOSTRI GIORNI – I PROTAGONISTI DI OGGI

KOONS: L’EREDE DELLA POP ART

Jeff Koons (York, Stati Uniti, 1955) è considerato l’erede di Andy Warhol ( p. 505), poiché riproduce oggetti d’uso ispirati alla cultura popolare.

Si tratta in genere di grandi sculture in acciaio dai colori brillanti e superfici a specchio. L’artista le progetta ma la loro produzione è affidata ad altri.

Koons realizza anche opere che sono veri gonfiabili: nel 2017, per esempio, installa nel cuore di New York  Seated Ballerina, una scultura di nylon dalle superfici riflettenti alta 13 metri. L’opera non ha significati nascosti, ma vuole semplicemente far sorridere e sottolineare la leggerezza della vita.

LE PROVOCAZIONI DI CATTELAN

Maurizio Cattelan (Padova, 1960) è l’artista italiano che più ha fatto discutere, dividendo la critica e il pubblico. Le sue opere, per le quali spesso utilizza oggetti, animali imbalsamati o riproduzioni di persone reali, parlano del nostro tempo e mettono in discussione i simboli della cultura occidentale.

In  Novecento appende al soffitto di una sala del Castello di Rivoli (vicino a Torino) un cavallo morto per cause naturali e imbalsamato. Le zampe, allungate volutamente dall’artista, suggeriscono l’idea che l’animale cerchi di liberarsi dall’imbracatura per raggiungere il pavimento. Con gli occhi tristi, la testa abbassata e il corpo abbandonato, il cavallo trasmette una sensazione di insicurezza, che, per ammissione dello stesso Cattelan, è un tema ricorrente delle sue opere.

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LE OPERE DISTURBANTI DI HIRST

Damien Hirst (Bristol, Regno Unito, 1965) ama sfidare con le sue creazioni stravaganti e inquietanti che hanno come tema ricorrente la morte.

 For the love of God è un calco in platino di un teschio umano, coperto da una miriade di diamanti, con al centro della fronte un grande diamante rosa, mentre i denti sono quelli originali. L’opera ricorda le reliquie, cioè le ossa dei santi conservate per essere esposte all’adorazione dei fedeli, ma si lega anche alla tradizione degli scheletri come simbolo della fragilità della vita. Il teschio spinge a riflettere sulla morte, ma allo stesso tempo lo splendore delle pietre esorcizza la paura.

LE PERFORMANCE DI VANESSA BEECROFT

L’italiana Vanessa Beecroft (Genova, 1969) realizza performance in cui le protagoniste sono prevalentemente giovani donne: magrissime, belle, nude, seminude o vestite di sola pittura.

Nelle sue performance in alcuni casi le modelle rimangono immobili come statue, altre volte si muovono, accompagnate da musica e luci, seguendo coreografie precise. L’intento è quello di stimolare domande sull’ossessione per il corpo femminile perfetto, sul concetto della donna oggetto, sull’idea di bellezza, sulla paura del passare del tempo.

Nella performance  VB62, all’interno di una chiesa di Palermo, alcune ragazze nude con i corpi completamente dipinti di bianco si muovono lentamente tra blocchi e statue di gesso, che rimandano alla scultura barocca. Tutto è candido e si fa fatica a distinguere i corpi reali da quelli che non lo sono: l’essere e l’apparire si confondono.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi