IL SECONDO NOVECENTO

LA PERFORMANCE ART

esprimersi attraverso il corpo

Nella performance l’opera non è costituita da una tela, una scultura o un oggetto, ma è un’azione realizzata dall’artista. Il suo corpo diventa così il mezzo espressivo.

L’AZIONE DIVIENE OPERA

A partire dagli anni Sessanta del XX secolo, con il superamento delle tecniche artistiche tradizionali, le azioni dell’artista, cioè le performance, vengono viste come un modo nuovo di fare arte.

La Performance Art comprende esperienze molto diverse tra loro: alcuni artisti propongono azioni attentamente pianificate, altri invece le lasciano al caso o all’improvvisazione. Alcuni performer lavorano senza la presenza del pubblico, a cui comunicano la loro opera attraverso fotografie o video, mentre altri concepiscono azioni in cui il pubblico è presente e talvolta partecipa attivamente.

ABRAMOVIĆ: L’ARTISTA È PRESENTE

L’artista serba Marina Abramović (Belgrado, 1946) fin dai primi anni Settanta utilizza il proprio corpo realizzando performance in cui mette alla prova la propria resistenza fisica e mentale, sopportando il dolore o rimanendo immobile per molto tempo.

Nel 2010 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York ha realizzato una lunghissima performance dal titolo  The Artist is Present (“L’artista è presente”): per tre mesi, sei giorni alla settimana, sette ore consecutive ogni giorno, l’artista è rimasta seduta davanti a un tavolo, immobile. Durante questo arco di tempo, oltre mille persone in visita al museo si sono sedute a turno davanti a lei e hanno interagito attraverso lo sguardo, spesso commuovendosi al punto di piangere.

Nelle performance di Marina Abramović il coinvolgimento dello spettatore diviene parte integrante dell’opera.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi