IL SECONDO NOVECENTO

L’ARTE POVERA

materiali semplici, di recupero e a basso costo

Alla fine degli anni Sessanta nasce in Italia un movimento formato da artisti che si esprimono attraverso materiali “poveri”, come acqua, terra, legno o scarti industriali.

LA CONTESTAZIONE DELLA SOCIETÀ DEI CONSUMI

Nella seconda metà degli anni Sessanta, l’Italia vive un momento di crisi economica: viene meno l’idea di un benessere e di una crescita infiniti e si creano forti tensioni sociali.

In questo contesto, alcuni artisti cercano forme espressive alternative rispetto alla Pop Art, vista come una celebrazione del consumismo.

Nasce l’Arte povera, così definita per l’impiego di materiali economici o di recupero: cartapesta, stracci, oggetti riciclati, legno, terra, plastica e così via. Con questi elementi, gli artisti realizzano opere che si allontanano dalla ricca elaborazione dell’arte tradizionale proponendo un linguaggio essenziale considerato più adatto a raccontare la società contemporanea.

UN’OPERA GIOCATA SUL CONTRASTO: la venere degli stracci di pistoletto

L’artista Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) realizza la  Venere degli stracci collocando una copia in cemento della Venere con pomo, una scultura neoclassica di inizio Ottocento, davanti a un mucchio di vecchi stracci, molti dei quali usati per pulire le sue opere.

L’accostamento di questi materiali crea un forte contrasto tra le forme perfette della statua e il disordine delle stoffe, tra la solidità del cemento e la morbidezza dei tessuti, tra il bianco della scultura e la massa variopinta dei vestiti, tra l’Antico e il contemporaneo.

Unendo la bellezza dell’arte classica e il caos della vita moderna, rappresentato dagli stracci, Pistoletto vuole far riflettere l’osservatore sul continuo consumo delle cose e sulla capacità dell’arte di rigenerare ciò che è stato usato.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi