IL SECONDO NOVECENTO

L’OPTICAL ART

l’arte dell’illusione

Forme geometriche e colori creano immagini che, agli occhi dell’osservatore, sembrano muoversi o distorcersi.

LA PERCEZIONE DEL MOVIMENTO

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta alcuni artisti realizzano composizioni di forme geometriche e colori che suggeriscono l’idea del movimento. Questo tipo di produzione è strettamente legato agli studi scientifici condotti in quegli stessi anni sul funzionamento della vista umana. Partendo da qui, vengono create immagini illusorie in grado di ingannare l’occhio dell’osservatore, facendogli percepire qualcosa che nella realtà non c’è o è diverso: nelle opere optical il movimento non è reale ma solo “virtuale”, ciononostante questa corrente può essere considerata una variante dell’Arte cinetica (p. 493).

GLI INGANNI VISIVI DI VASARELY

Victor Vasarely (Pécs, Ungheria, 1906 - Parigi, 1997) è considerato il padre dell’Optical Art.

In  Vega-Nor una griglia ordinata sembra gonfiarsi e sporgere dalla superficie del quadro. Per realizzare questa “distorsione sferica”, oltre a variare la forma e le dimensioni delle celle che compongono la griglia, l’artista dispone attentamente i colori. Quelli caldi, come l’arancione e il giallo, in genere sembrano avanzare verso l’osservatore, motivo per cui Vasarely sceglie queste tonalità per l’area che circonda i quadrati centrali. Viceversa, il complementare blu, che è un colore freddo, è impiegato per le parti che sembrano arretrare, facendosi sempre più piccole.

Il titolo dell’opera fa riferimento a Vega, una delle stelle più luminose del cielo notturno, ed è dovuto al fatto che per l’artista questa composizione rappresenta l’espansione dell’Universo.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi