IL SECONDO NOVECENTO

L’ARTE INFORMALE

l’abbandono della forma

Contrapponendosi alla tradizione figurativa e alle avanguardie del primo Novecento, l’Arte informale propone un nuovo linguaggio, espressione anche della crisi che segna l’Europa nel Secondo dopoguerra.

UN TAGLIO NETTO COL PASSATO

Per prendere le distanze da quell’umanità che ha generato gli orrori della guerra, gli esponenti dell’Arte informale scelgono di rompere drasticamente con il passato.

Abbandonano così la rappresentazione della realtà e delle forme geometriche caratteristiche dell’arte del primo Novecento e dipingono in modo nuovo, creando forme non più riconoscibili: per questo si parla di Arte informale, cioè “senza forma”. All’interno di questo movimento, che mira alla rappresentazione di sentimenti ed emozioni, si sviluppano diverse correnti, ma rimane comune l’uso di materiali “nuovi”, cioè mai impiegati prima per fare arte, e il ricorso a una creazione istintiva.

LE RICERCHE SPAZIALI DI FONTANA

L’artista italo-argentino Lucio Fontana (Rosario, Argentina, 1899 - Comabbio, Varese, 1968) concentra il suo lavoro sulla rappresentazione dello spazio infinito.

Con un gesto semplice ma rivoluzionario, buca le tele con un punteruolo o le squarcia con una lama; in questo modo le sue opere non restano chiuse entro i limiti del quadro, ma si aprono verso una nuova dimensione che sta oltre la loro superficie.

Come in  Concetto spaziale. Attese, le tele sono spesso dipinte di un unico colore e i tagli creano giochi di luce e di ombra.

Per sottolineare l’idea di uno spazio infinito, dietro ai tagli Fontana inserisce delle garze scure in modo che, osservando le tele da vicino, non si veda la parete, ma qualcosa di indefinito che restituisce il senso di profondità.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi