Tra i protagonisti della pittura divisionista c’è Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, Alessandria, 1868-1907), pittore dalle simpatie anarchiche e cresciuto in una famiglia impegnata nell’attivismo sociale e politico.
Ritenendo che l’arte debba essere al servizio dell’umanità e avere una dimensione educativa, nelle sue opere affronta i problemi dei lavoratori più umili e denuncia lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Frutto di una lunga elaborazione e di numerosi studi è la grande tela ▶ Il Quarto Stato, il cui titolo richiama la Rivoluzione francese, quando i borghesi (il Terzo Stato) si erano imposti su nobili e clero, rovesciando l’ordine sociale. Ma agli inizi del Novecento, in un’epoca di progresso e speranze, la società è destinata a trasformarsi nuovamente e questa volta il cambiamento è nelle mani dei lavoratori, quei contadini divenuti operai che formano appunto il “quarto” Stato.
Nel dipinto una folla avanza compatta verso l’osservatore. Le persone hanno un atteggiamento sereno e determinato. L’abbigliamento dai colori terrosi tradisce la loro condizione umile. La loro marcia si svolge sotto un cielo cupo, che simboleggia l’incertezza del presente; eppure, procedono verso una luce calda, segno di un luminoso futuro. Le forme solide, che si rifanno al Rinascimento italiano, insieme al formato monumentale trasformano i lavoratori in moderni eroi.
Quando nel 1902 viene esposta alla Quadriennale di Torino, l’opera non viene accolta positivamente, poiché le autorità la interpretano come un invito alla rivolta popolare.
Un fatto di cronaca drammatico avvenuto a Milano pochi anni prima, nel 1898, ha effettivamente ispirato il soggetto: il generale Bava Beccaris aveva ordinato di sparare sulla folla che protestava contro l’aumento del prezzo del pane, compiendo una strage di uomini, donne e bambini.
Nel giro di pochi decenni, comunque, l’immagine diventa simbolo del partito socialista ed emblema della lotta sindacale per i diritti dei lavoratori.
Osserva attentamente la gestualità della folla che avanza.
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi