L’ARCHITETTURA DEL SECONDO OTTOCENTO

STRUTTURE IN FERRO E VETRO

a servizio di una nuova società

Materiali antichi e nuove tecniche sono al centro di una rivoluzione in architettura. Insieme agli ingegneri, gli architetti progettano leggere e luminose cattedrali della modernità.

UNA rinata ETÀ DEL FERRO

Nella seconda metà dell’Ottocento, il processo di industrializzazione che investe l’Europa porta a grandi conquiste nel campo della scienza e della tecnica.

I procedimenti di fusione ad altissime temperature permettono di produrre ghisa e acciaio che, insieme al vetro e al ferro, vengono usati per strutture monumentali: stazioni ferroviarie, ponti, viadotti e padiglioni temporanei per mostre e fiere.

Infatti, sono questi gli anni in cui si organizzano nelle più importanti città del mondo le Esposizioni universali, per presentare al pubblico e a possibili acquirenti i progressi scientifici e tecnologici raggiunti.

La prima Esposizione universale si svolge al centro di Londra nel 1851, nel verde di Hyde Park. Per accogliere i circa 14 000 espositori, Joseph Paxton (Milton Bryant, Regno Unito, 1803 - Sydenham, Regno Unito, 1865), giardiniere con esperienza nella costruzione di serre, progetta il  Crystal Palace, un’enorme struttura in ferrovetro e ghisa, facilmente smontabile e ricostruibile perché realizzata con elementi modulari (cioè con misure, forme e caratteristiche uguali) che si ripetono. Il padiglione assomiglia a una grande chiesa, in cui il braccio più corto, il “transetto”, è coperto da una volta a botte così alta da poter accogliere gli alberi secolari del parco.

UN ESEMPIO ITALIANO

Anche se in Italia la rivoluzione industriale si afferma più lentamente, le più importanti città accolgono presto le novità che arrivano in particolare da Parigi, interessata da grandi trasformazioni urbanistiche.

A Milano, per esempio, si realizza la  Galleria Vittorio Emanuele II, un passaggio coperto che mette in comunicazione le centrali Piazza Duomo e Piazza della Scala. Il progetto è di Giuseppe Mengoni (Fontanelice, Bologna, 1829 - Milano, 1877), che disegna una pianta a croce, costituita da due bracci di lunghezza differente; i due corpi si intersecano al centro formando un grande spazio ottagonale. La struttura è in muratura, ma la copertura è realizzata in ferro e vetro.

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LA TOUR EIFFEL, EMBLEMA DEI TEMPI MODERNI

Nel 1889, a cent’anni dalla Rivoluzione francese, l’Esposizione universale viene ospitata a Parigi.

L’ingegnere Gustave Eiffel (Dijon, Francia, 1832 - Parigi, 1923) vince il concorso per realizzare una struttura all’ingresso della fiera presentando il progetto di una torre in ferro e ghisa alta 324 metri.

La costruzione della  Tour Eiffel, avviata nel 1887, appare fin dall’inizio problematica: i più importanti artisti e intellettuali non la apprezzano, perché la reputano senza stile ed eleganza, poiché priva di qualsiasi decorazione e rivestimento. Tuttavia, il progetto si realizza.

La torre poggia su quattro piloni ancorati al terreno in fondazioni di calcestruzzo ed è costituita da oltre 18 000 travi di ferro prefabbricate unite con milioni di bulloni a formare una struttura a triangoli, che garantisce rigidità e solidità, e la massima resistenza alle sollecitazioni del vento. La stabilità alla costruzione è assicurata anche dal profilo curvilineo della torre.

L’andamento verticale è spezzato soltanto dalla presenza delle due ampie terrazze quadrate.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi