Influenzato dall’arte classica e dal Rinascimento italiano, nei suoi dipinti Ingres non ricerca l’esaltazione dell’eroismo, ma la perfezione e la purezza formale, ottenute grazie al disegno e al colore.
IL NEOCLASSICISMO
JEAN-AUGUSTE-DOMINIQUE INGRES
(1780-1867)
e il fascino dell’Oriente
L’amore per l’ITALIA
Allievo di David, Jean-Auguste-Dominique Ingres è un talento precoce, sia in campo musicale (suona molto bene il violino) sia in campo artistico. L’ingresso all’Accademia di Belle Arti gli assicura una solida formazione, impostata – come da tradizione – sullo studio del nudo e dell’arte classica.
Fondamentale per lui è l’influenza della pittura italiana del Rinascimento, in particolare di Raffaello, che ha occasione di studiare dal 1806, quando si trasferisce a Roma e poi a Firenze. Gli anni in Italia sono segnati da difficoltà economiche: per mantenersi si dedica soprattutto ai ritratti, da vendere anche ai turisti di passaggio.
Il successo arriva solo con il Salon del 1824, che lo consacrerà definitivamente tra i grandi di Francia e gli assicurerà numerose commissioni.
L’ATTRAZIONE PER L’ESOTICO
Nel 1814 Ingres realizza per Carolina Murat, regina di Napoli e sorella di Napoleone, ▶ La grande odalisca, cioè la rappresentazione della schiava di un sultano, adagiata su di un divano: è il primo nudo non mitologico nella storia dell’arte.
La donna offre le spalle all’osservatore, ma al contempo volge con disinvolta noncuranza la testa e lo sguardo nella sua direzione. Il corpo è volutamente sproporzionato, infatti la schiena è allungata in maniera innaturale, per ricercare una linea sinuosa che suggerisca raffinatezza ed eleganza. La pelle, morbida e vellutata, contrasta fortemente con il fondo scuro.
Il fascino per il mondo orientale è evocato anche dagli oggetti rappresentati, come lo scacciamosche di piume, il turbante e le stoffe preziose.
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi