APPROFONDIMENTO: La bomba atomica

LA GUERRA NEL PACIFICO E LA BOMBA ATOMICA

La morte di Mussolini e Hitler segnò la fine dei regimi fascista e nazista, ma non la fine della guerra nel Pacifico. Nel marzo 1945 gli Stati Uniti riconquistarono le Filippine; fra il marzo e il giugno 1945 vi furono due grandi battaglie nelle isole di Iwo Jima e di Okinawa, da dove gli Alleati avrebbero potuto bombardare il Giappone. La resistenza dei soldati giapponesi che combattevano per ogni metro di terra, e gli attacchi dei kamikaze, piloti che si gettavano in picchiata sulle portaerei americane con aerei carichi di esplosivo, causarono molte vittime fra gli americani.

Per costringere il Giappone alla resa, il nuovo presidente americano Henry Truman, entrato in carica ad aprile dopo la morte di Roosevelt, decise di usare una nuova, terribile arma: il 6 e il 9 agosto 1945 due bombe atomiche furono sganciate sulle città di Hiroshima e Nagasaki, provocando distruzioni immani e oltre 150 000 morti; negli anni successivi vi furono molte altre vittime a causa delle radiazioni atomiche.

Di fronte a una simile devastazione, il 2 settembre l’imperatore Hiroito annunciò via radio ai suoi sudditi la capitolazione del Giappone.

In alto: fotografia aerea della nube a “fungo” generata dall’esplosione della bomba atomica su Nagasaki, il 9 agosto 1945.

In basso: veduta della città di Hiroshima devastata dallo scoppio della bomba atomica il 6 agosto 1945

LA BOMBA ATOMICA

Nel 1938 in Germania fu eseguito il primo esperimento di fusione nucleare: si scoprì che fondendo tra loro i nuclei di due o più atomi si originava una reazione nucleare in grado di produrre un’enorme quantità di energia. Sfruttando quest’energia, detta nucleare o atomica, si poteva creare una bomba dal terribile potenziale distruttivo. In tutti i paesi iniziò così una corsa alla sua fabbricazione.

Negli Stati Uniti il Progetto Manhattan fu lanciato in grande segreto nel settembre 1942 e coinvolse 125 000 persone, tra imprese all’avanguardia e i migliori fisici, come l’italiano Enrico Fermi, che aveva dovuto lasciare il nostro paese perché ebreo. A mano a mano che il progetto avanzava, crescevano però anche i dubbi sull’impiego di un’arma così potente: nel luglio 1945 un gruppo di scienziati fece appello al presidente Truman perché non la usasse. Prevalse tuttavia la volontà di porre fine alla disperata resistenza giapponese e così, il 6 agosto, la prima bomba atomica, dal nome in codice Little Boy, fu sganciata su Hiroshima.

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6 e 9 agosto 1945 Bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki

Colgo le relazioni

Rispondi a voce.

- Perché gli americani decisero di usare la bomba atomica contro il Giappone?

UN BILANCIO CATASTROFICO

Dopo quasi sette anni di guerra, il bilancio delle perdite umane era catastrofico. Un conto preciso è impossibile, ma le stime parlano di una cifra fra i 55 e i 70 milioni di morti, dei quali 26 milioni solo in Unione Sovietica e 27 milioni in Asia. Per la prima volta nella storia dei conflitti, più della metà di questi morti erano civili, vittime dei bombardamenti, di malnutrizione e malattie, di assassini ed eccidi di massa, in primo luogo la Shoah.

I sopravvissuti dovettero ricominciare a vivere in un mondo devastato e permeato di violenza.

ESPULSIONI ED ESODI DELLA POPOLAZIONE EUROPEA

La guerra aveva allontanato circa 40 milioni di europei dalle proprie abitazioni e molti non vi fecero mai ritorno. Fra i 10 e i 12 milioni di persone di lingua tedesca fuggirono di fronte all’avanzata dell’Armata rossa o furono espulsi dalle regioni annesse all’Urss. Fra il 1944 e il 1946 quasi 800 000 ebrei e polacchi abbandonarono territori divenuti sovietici. Il processo, spontaneo all’inizio, fu in seguito regolamentato da accordi fra gli Stati vincitori. Nell’Europa centrale e orientale scomparvero così secolari comunità religiose, culturali, linguistiche.

IL CONFINE ORIENTALE ITALIANO

L’esodo delle popolazioni interessò anche l’Italia. A partire dal settembre 1943, dopo la caduta del fascismo, sul confine orientale italiano si scatenò un’ondata di violenze. In Istria, zona sotto il controllo dei partigiani iugoslavi, in un clima di odio per i crimini compiuti dai nazifascisti durante l’occupazione della Iugoslavia, centinaia di persone furono fucilate e gettate nelle foibe, profonde cavità carsiche simili a pozzi, tradizionalmente usate come discariche.

La tragedia non finì qui. Nel maggio 1945 Trieste fu occupata dall’esercito di liberazione iugoslavo comandato dal maresciallo Tito, che puntava a formare un regime comunista e ad annettere la città. Per stroncare ogni possibile opposizione furono arrestate, deportate e uccise migliaia di persone, in maggioranza italiane; le foibe furono nuovamente utilizzate per nascondere i corpi delle vittime, stimate fra le 3000 e le 4000 persone.

Alla Conferenza di pace di Parigi, come vedremo, l’Istria fu assegnata alla Iugoslavia, mentre Trieste fu divisa in due zone: una sotto il controllo alleato e una sotto quello iugoslavo. Gran parte della popolazione italiana dei territori passati sotto la Iugoslavia, per sfuggire all’insicurezza e alla violenza, scelse di essere trasferita in Italia: ebbe così inizio un lungo esodo, che si protrasse dal 1945 al 1956. Città dove gli italiani vivevano da secoli, come Fiume e Pola, vennero abbandonate. Complessivamente partirono circa 300 000 persone, il 90% della popolazione italiana dell’area. Solo nel 1954 Trieste sarebbe tornata interamente a far parte dell’Italia.

La città tedesca di Dresda completamente distrutta in seguito ai bombardamenti degli Alleati.

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- Che cosa sono le foibe?

- Come cambiò il confine orientale italiano dopo la Conferenza di pace?

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Ti racconto la Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi