LA MOBILITAZIONE INDUSTRIALE
Le grandi battaglie della Seconda guerra mondiale richiesero un numero impressionante di armamenti, aerei, carri armati, navi e sottomarini. Per sei lunghi anni tutti i paesi dovettero aumentare la produzione di armi; per compensare l’assenza degli uomini impegnati al fronte, le donne furono impiegate nelle fabbriche, in particolare negli Stati Uniti e in Unione Sovietica.
Grazie a questo sforzo gli Alleati conquistarono una netta superiorità, non solo nel campo degli armamenti: nel 1944 la produzione industriale alleata superava di più di tre volte quella delle potenze dell’Asse. La superiorità era netta anche per quanto riguardava le forze schierate in campo: nelle fasi finali della guerra gli eserciti degli Alleati contavano 28,6 milioni di soldati contro i 15,5 milioni di quelli dell’Asse.
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le immagini: LA GUERRA DI ROSIE
Questo poster del 1943, conosciuto come Rosie the Riveter (“Rosie la rivettatrice”, cioè un’operaia metallurgica), è diventato il simbolo delle lavoratrici americane impegnate nello sforzo bellico. Dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, le donne furono assunte in gran numero al posto degli uomini negli stabilimenti di munizioni e armamenti, dove, per salari molti inferiori, svolgevano anche i lavori più faticosi.
Con il fazzoletto in testa e le maniche della camicia arrotolate, Rosie mostra con sguardo fiero i propri muscoli.
Osserva l’immagine e rispondi alle domande.
- Secondo te, perché Rosie mostra con sguardo fiero i propri muscoli?
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- Negli anni Settanta del Novecento quest’immagine divenne un simbolo del movimento che lottava per i diritti delle donne: perché, secondo te?
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La mobilitazione industriale permise agli Alleati / alle potenze dell’Asse di conquistare una netta superiorità rispetto al nemico.
La scritta «We can do it!» (“Possiamo farcela!”) vuole tenere alto il morale delle donne e invitarla ad avere fiducia nelle proprie capacità.