LEGGERE LA STORIA ATTRAVERSO LE IMMAGINI: Gli squadristi in azione

I Fasci di combattimento

Dopo l’occupazione delle fabbriche buona parte della borghesia, in particolare gli industriali, accusò il governo di debolezza nei confronti delle proteste operaie, mentre si diffondeva una generale ostilità verso i sindacati.

In questo delicato momento nacque un nuovo movimento politico: i Fasci di combattimento, fondati a Milano nel marzo 1919 da Benito Mussolini, ex socialista e interventista, che scelse come simbolo il fascio littorio. I Fasci, formati da poche centinaia di ex combattenti e molti giovani, si presentarono con un programma che univa obiettivi democratici e socialisti, come l’instaurazione della repubblica e il voto alle donne, a un acceso nazionalismo.

fascio littorio: era l’insegna dei magistrati della Roma antica, formata da un fascio di rami uniti da strisce di cuoio, simbolo dell’unità della popolazione, e da una scure, simbolo di forza.

Lo sq

ua

drismo fascista

Gli obiettivi democratici furono presto abbandonati, mentre attorno ai Fasci di combattimento nacquero le squadre d’azione, corpi paramilitari formati da giovani ex combattenti e studenti. Tra il 1920 e il 1921 esse compirono una serie di spedizioni punitive nelle campagne e nei centri urbani dell’Italia centro-settentrionale, in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria, devastando le sedi dei giornali, le cooperative, le sezioni di partito del movimento socialista e delle leghe cattoliche, aggredendo, minacciando e umiliando gli oppositori politici. I grandi proprietari terrieri e alcuni esponenti dell’industria appoggiarono lo squadrismo, convinti che avrebbe fermato una rivoluzione proletaria che sembrava imminente.

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le immagini: Gli squadristi in azione

La foto ritrae una squadra d’azione mentre si prepara per un attacco nella campagna romana.

Gli squadristi erano armati in genere di fucili e manganelli (bastoni) e indossavano la camicia nera. Tra i simboli dello squadrismo (molti dei quali furono poi adottati dal regime fascista) c’erano il teschio e la fiamma, che indicavano il disprezzo del pericolo e l’accettazione della morte per la vittoria della causa.

«Viva il fascio!», insieme al «Me ne frego», era uno degli slogan usati dagli squadristi.

Spesso gli squadristi, per compiere le loro spedizioni punitive, si spostavano a bordo di camion.

I primi anni del fascismo

video

Gli squadristi erano chiamati anche “Camicie nere” per la loro divisa.

Il fascismo da movimento a partito

La classe dirigente liberale evitò di combattere apertamente lo squadrismo perché era convinta che il fascismo, come iniziò a essere chiamato il nuovo movimento, potesse essere utile come “barriera” contro i socialisti. Inoltre pensava che, una volta inserito nelle istituzioni, il fascismo avrebbe riportato alla normalità la sua ala più violenta. A questo scopo Giolitti favorì l’ingresso di candidati fascisti nelle liste liberali; così, nelle elezioni del maggio 1921 entrarono in Parlamento 35 deputati fascisti, fra cui Mussolini.

Il calcolo dei liberali, però, si rivelò errato: mentre si succedevano vari governi, si moltiplicarono episodi di violenza a opera dei fascisti, favoriti dalla debole reazione (o dalla complicità) di polizia e funzionari statali.

Nel novembre 1921, in un congresso tenutosi a Roma, il movimento dei Fasci si trasformò in Partito nazionale fascista (Pnf), sotto l’indiscussa guida di Mussolini.

La sciss

io

ne a sinistra

Le forze di sinistra non riuscirono a reagire in modo adeguato allo squadrismo, perché in preda a una crisi interna. Nel congresso del Partito socialista tenutosi a Livorno del gennaio 1921 un gruppo guidato da Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga uscì dal Psi per fondare il Partito comunista d’Italia, con l’obiettivo di attuare una rivoluzione sul modello di quella russa.

Ottobre 1922: la marc

ia

su Roma

Nell’ottobre 1922 i capi fascisti decisero di organizzare una marcia armata sulla capitale per costringere alle dimissioni il nuovo governo, presieduto dal liberale Luigi Facta. Alla vigilia dell’impresa, il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto che istitutiva lo stato d’assedio, un atto che avrebbe permesso alle forze dell’ordine di fermare le squadre fasciste. Così il 28 ottobre i fascisti entrarono a Roma senza incontrare resistenza e il giorno dopo il re incaricò Mussolini di formare un nuovo governo: questo evento segnò l’inizio dell’ascesa del fascismo al potere.

studio con metodo

Memorizzo

28 ottobre 1922 Marcia su Roma

Lo spunto digitale

Puoi vedere un video della Marcia su Roma a questo link:

gtvp.it/SSIG-storia3-C6-01

studio con metodo

Colgo le relazioni

Sottolinea nel testo i motivi per cui i liberali non combatterono apertamente lo squadrismo.

Mussolini (il terzo da sinistra) insieme ai capi fascisti che compirono la Marcia su Roma il 28 ottobre. Mussolini non partecipò alla marcia, ma giunse a Roma da Milano solo il 30 ottobre per formare il nuovo governo.

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Ti racconto la Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi