EDUCAZIONE CIVICA - IERI E OGGI: Il mondo tra guerre e desiderio di pace

Educazione civica – IERI E OGGI

Il mondo tra guerre e desiderio di pace

Perché scoppiò la Prima guerra mondiale?

Ancora oggi gli storici discutono sulle cause che portarono al conflitto. Odi secolari, questioni territoriali irrisolte, rivalità imperialistiche e il rigido sistema di alleanze furono senza dubbio fattori importanti, ma non sono sufficienti a spiegare quanto accadde. Decisiva fu l’azione di coloro che lo storico Christopher Clark ha definito i “sonnambuli”: capi di Stato, uomini politici, esponenti dei movimenti nazionalistici, imprenditori e gente comune, che entrarono in guerra quasi senza rendersene conto, spinti dalla convinzione che sarebbe stata breve. Molti di loro pensarono che i vantaggi territoriali in caso di vittoria giustificassero il sacrificio di vite umane; che la partecipazione al conflitto avrebbe accresciuto la potenza della nazione.

Il Novecento: una lezione trascurata

«Chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo» scrisse nel 1905 il filosofo spagnolo George Santayana. Queste parole hanno assunto oggi un significato profetico, se si considera quanto è accaduto nel corso del Novecento, un secolo caratterizzato da grande violenza nei rapporti fra le nazioni e da numerose guerre civili al loro interno.

Già alla fine del primo conflitto mondiale, l’Europa e il mondo non seppero far tesoro degli errori del passato: le speranze di pace non si realizzarono perché le grandi potenze continuarono a temersi e a considerare l’esibizione della forza la migliore garanzia contro la guerra. Trascorsero poco più di vent’anni e, come studierai nel capitolo 12, il mondo ricadde in un secondo conflitto mondiale (1939-45), ancora più devastante: se nella Prima guerra mondiale ci furono 10 milioni di morti, nella Seconda le vittime furono quasi 60 milioni.

Nel secondo dopoguerra, la volontà che una simile carneficina non si ripetesse più portò alla nascita dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite,  capitolo 13) per mantenere la pace, ma le tensioni non scomparvero: il periodo tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento fu caratterizzato dalla cosiddetta “Guerra fredda”, cioè dallo stato di permanente ostilità fra Unione sovietica e Stati Uniti, che non sfociò per fortuna in una guerra aperta ( capitolo 13). Tuttavia, mentre i paesi occidentali vivevano questo strano periodo di pace, in altri luoghi del mondo vi furono invece guerre “calde”, che causarono milioni di vittime e generarono nuove tensioni e nuovi odi.

Costituzione italiana

L’articolo 11 della Costituzione italiana, entrata in vigore nel 1948, afferma: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Il “ripudio” della guerra, cioè il suo rifiuto totale, non deriva da riflessioni astratte, ma dalla lezione che gli uomini e le donne del tempo avevano appreso dalla storia, dopo aver vissuto sulla propria pelle gli orrori della Seconda guerra mondiale.

E oggi?

Purtroppo oggi nel mondo vi sono decine di conflitti armati, causati da contrasti etnici, religiosi, economici o politici. Oltre a provocare distruzioni, morti e la violazione dei diritti umani, questi conflitti impediscono lo sviluppo dei paesi coinvolti. Per questo l’Obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile ha come scopo diffondere nella società la cultura della pace e della giustizia, accompagnata da istituzioni nazionali e internazionali solide, che sappiano superare odi e rivalità senza ricorrere alle guerre.

Rifletti e discuti


Dire di no alla guerra non basta. Bisogna, prima di tutto, eliminare le cause che la provocano, combattendo disuguaglianze e ingiustizie, ma è fondamentale anche educare le persone alla convivenza civile e alla pace.

  • Qual è la tua opinione in proposito?
  • Credi nel ruolo dell’educazione per eliminare la violenza dalla società?
  • Come si può sviluppare nelle persone, sin da piccole, una mentalità di pace e di fratellanza?

Ti racconto la Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi